
Nel 1337 era sorta una disputa ereditaria relativa al trono di Francia che era reclamato dal re d’Inghilterra e duca di Aquitania Edoardo III, nipote del re di Francia Filippo IV. La prima fase della guerra fu favorevole agli inglesi che sconfissero i francesi a Crecy (1346) e a Poitiers (1356) catturando il re di Francia Giovanni II. Nel 1360 Edoardo III d’Inghilterra rinunciò ai diritti su tutta la Francia ‘accontentandosi’ dell’Aquitania e del passo di Calais. Le cose si complicarono quando in Francia scoppio però una sorta di guerra civile in cui i borgognoni si allearono con gli inglesi. Ad Azincourt (1415) i francesi furono ancora sconfitti duramente subendo perfino l’occupazione di Parigi nel 1420 e altre angherie. Quando comparve sul campo di battaglia la giovanissima Giovanna d’Arco, 1429, la riscossa dei francesi era appena cominciata. Gli inglesi furono sconfitti e nel 1453 costretti ad abbandonare la Francia mantenendo però l’occupazione della cittadina di Calais sino al 1559, ai tempi di Enrico VIII.
Dopo la sua cattura avvenuta il 23 maggio 1430, Giovanna, allora diciottenne, rimase lunghi mesi in un castello trattata come prigioniera d’alto rango. Come era costume fu stabilito un prezzo per il suo riscatto, ma il re di Francia non si mosse abbandonandola al suo destino. Si mosse invece, con intenzioni opposte, il vescovo di Beauvais che, pagata una somma elevata ai carcerieri, la consegnò poi agli inglesi che a loro volta la sottoposero a un tribunale ecclesiastico francese. Il processo farsa per eresia cominciò nel gennaio 1431 dopo che molti giuristi o ecclesiastici, chiamati a far parte del collegio giudicante, si rifiutarono di farlo. Tra le più di sessanta accuse palesemente infondate, si fece spazio quella di aver indossato abiti maschili e un’armatura ‘stregata’. Altre accuse furono più sottili e insidiose sul piano teologico, ma dietro si nascondeva l’obiettivo politico principale del tribunale: screditare davanti al popolo francese Carlo VII che aveva fatto combattere una strega dotata di poteri magici e per di più in contatto con il demonio. Dimostrare la colpevolezza di Giovanna significava quindi poter accusare di eresia anche il re di Francia.
La figura di Giovanna d’Arco ha suscitato sentimenti opposti fin dal 1431. Dopo la cacciata degli inglesi, Giovanna fu riabilitata con l’annullamento del processo e la stesura di un documento che ne ripercorse le gesta in forma ufficiale e anche un po’ apologetica. Lentamente scomparve la persona e nacque il mito o in certi casi un simbolo da sfruttare per altri fini, come fecero i cattolici durante le guerre di religione in Francia per combattere i protestanti. Il mito si affievolì nel Seicento per trasformarsi poi in irrisione nei versi di Voltaire. Durante la rivoluzione francese furono abbattute o fuse alcune statue e del resto si trattava di un simbolo dell’odiata unione di trono e altare. Nel periodo napoleonico cominciò una ripresa in senso patriottico, ma una ricerca storica basata sui documenti comparve però solo a metà Ottocento.
Nell’epoca dei nazionalismi prima della Prima guerra mondiale Giovanna d’Arco divenne contemporaneamente un’immagine religiosa (fu santificata nel 1909), patriottica durante la guerra, e politica perché i laici e i democratici sottolineavano invece l’abbandono del re e della chiesa.
Il massimo della confusione si toccò forse durante la Seconda guerra mondiale quando la repubblica di Vichy, i maquis e France Libre di de Gaulle dichiaravano all’unisono di ispirarsi alle gesta della Pulzella. Oggi – forse – è meglio ricordare semplicemente una vittima del cinismo del potere.
“Già del giorno la bella alba foriera,
le rosee porte d’oriente aprìa:
lettor mio, ti sovvenga che quest’era
l’ora in che il sesso femminil sparìa
dal campo di madama, e la versiera
nel signor cavalier si convertìa:
così, cangiato ed arso di novella
fiamma, al letto volò della Pulcella.
Ne tira le cortine, e fra le tette
senza riguardo alcun ficca la mano;
le appicca un bacio inverecondo, e mette
in rischio il suo pudor, mostro villano.
Più s’agita, più brutte ha le basette.
Giovanna, accesa di furor cristiano,
col braccio tutto nervo a pugno chiuso,
forte gli affibbia uno sgrugnon sul muso.”