
Paul Whelan, 52 anni, nato in Michigan da genitori britannici, è un ex marine cacciato dal corpo nel 2008 per una brutta storia di assegni falsi e soldi rubati. Poi finito in manette a Mosca, otto anni dopo, pare per aver preso in consegna una chiavetta con dentro una lista di agenti russi attivi negli Usa, e qui il presunto bandito si svelerebbe spia. Ma l’accusa è stata sempre negata dal governo americano.
Secondo i suoi familiari Paul si era spinto fino a Mosca per partecipare al matrimonio di un ex commilitone. Strano su strano. Quale sia la verità, ora sconta una condanna a 16 anni di lavori forzati.
Trevor Reed è invece un texano di 29 anni. Marines pure lui (strano vero?), è stato arrestato nell’estate 2019 a Mosca, per aver aggredito gli agenti che lo avevano fermato completamente ubriaco. Lui non ricorda l’episodio (forse non aveva bevuto solo vodka), ma intanto sconta una condanna a 9 anni di carcere. «In questi giorni doveva tenersi il processo d’appello: rimandato a data da destinarsi perché in carcere, nel frattempo, si è beccato pure il Covid».
«Il summit si terrà nel 900esimo giorno di prigionia di mio fratello» scrive ora ad attivisti e giornalisti David Whelan, il fratello. «Spero di poter confermare presto il positivo impegno di risolvere la situazione di Paul e Trevor preso a Ginevra».
«L’avvocato di Whelan ha già indicato alla stampa americana chi sono i due personaggi dalla fama oscura, oggi prigionieri negli Stati Uniti, che Mosca vorrebbe riportare in patria».
Konstantin Yaroshenko, 52 anni, un pilota d’aereo accusato di traffico internazionale di cocaina. Fermato in Liberia nel 2011 con una valigia piena di polvere bianca, è stato estradato in America dove sconta una condanna a 20 anni. L’altro è Viktor Bout, 54 anni, ex tenente dell’esercito russo in Angola, noto trafficante d’armi, conosciuto in certi ambienti col soprannome di “mercante di morte”, coniato per lui dal politico britannico Peter Hain. Arrestato nel 2012, dovrà restare in carcere fino al 2037.
Nessun scambio romantico –se ci sarà- deifilm di Steven Spielberg sul Ponte delle spie. «È più probabile che i prigionieri vengano semplicemente messi in gran fretta su voli di linea con in tasca un bel foglio di via.Come accadde a Maria Butina detta “la rossa” nel 2019».
L’avvenente talpa russa, infiltratasi all’interno della lobby delle armi Nra, «con la missione di creare canali di comunicazione occulta tra il Cremlino e gli uomini dell’allora candidato alla presidenza Donald Trump. Finita nel 2017 nelle maglie del Russiagate, l’indagine messa in piedi dal procuratore speciale Robert Mueller, venne rispedita in patria due anni dopo, alla vigilia delle elezioni presidenziali».
Karel Koecher, la più grande spie della guerra fredda dal fronte sovietico, un cittadino cecoslovacco inventato dissidente dal Kgb e fatto fuggire in occidente (appoggiato persino in Vaticano), e infine gli Stati Uniti, obiettivo reale. Per fare cosa? Per farsi arruolare nella Cia.
Non è un film di Spielberg ma la realtà supera ogni possibile sceneggiatura, a Karel Koecher diventa analista chiave della Cia sulle questione sovietiche, mentre passa i suoi microfilm al ‘rezident’, Kgb a New York