Biden-Putin cortesia d’assaggio prima dell’incontro di Ginevra scambio di spie
Biden-Putin cortesia d’assaggio: prima dell’incontro di Ginevra scambio di spie

Uno scambio di spie come gesto augurale nell’agenda del summit di Ginevra del 16 giugno, o se siete pessimisti, come ai tempi della guerra fredda in cerca di distensione. Lo segnala Anna Lombardi su Repubblica, rileggendo i verbali ufficiali del Dipartimento di Stato sul vertice in Islanda fra il ministro Sergey Lavrov e il segretario di Stato Usa Antony Blinken.
E l’americano che ripete più volte volte i nomi di Paul Whelan e Trevor Reed, prigionieri di Mosca. Strane storie e strani personaggi. Come i due russi in cambio.
Konstantin Yaroshenko, e Viktor Bout, 54 anni, in carcere per traffico di cocaina uno, e l’altro di armi. Banditi o spie, o le due cose assieme?

Scambio di spie all’ombra del vertice Biden-Putin

Quattro personaggi in cerca d’autore, verrebbe da dire, stupiti che per loro si muovano addirittura prima Blinken-Lavrov e ora Biden-Putin. Almeno, così sembrerebbe. Partiamo dai due americani detenuti in Russia.
«Storie da romanzo, quelle dei due ex militari arrestati in Russia in momenti (e per motivi) diversi, i cui destini sono oggi intrecciati», premette Anna Lombardi.

Paul Whelan, 52 anni, nato in Michigan da genitori britannici, è un ex marine cacciato dal corpo nel 2008 per una brutta storia di assegni falsi e soldi rubati. Poi finito in manette a Mosca, otto anni dopo, pare per aver preso in consegna una chiavetta con dentro una lista di agenti russi attivi negli Usa, e qui il presunto bandito si svelerebbe spia. Ma l’accusa è stata sempre negata dal governo americano.
Secondo i suoi familiari Paul si era spinto fino a Mosca per partecipare al matrimonio di un ex commilitone. Strano su strano. Quale sia la verità, ora sconta una condanna a 16 anni di lavori forzati.

Trevor Reed è invece un texano di 29 anni. Marines pure lui (strano vero?), è stato arrestato nell’estate 2019 a Mosca, per aver aggredito gli agenti che lo avevano fermato completamente ubriaco. Lui non ricorda l’episodio (forse non aveva bevuto solo vodka), ma intanto sconta una condanna a 9 anni di carcere. «In questi giorni doveva tenersi il processo d’appello: rimandato a data da destinarsi perché in carcere, nel frattempo, si è beccato pure il Covid».
«Il summit si terrà nel 900esimo giorno di prigionia di mio fratello» scrive ora ad attivisti e giornalisti David Whelan, il fratello. «Spero di poter confermare presto il positivo impegno di risolvere la situazione di Paul e Trevor preso a Ginevra».

Russi e americani negano ma intanto…

«L’avvocato di Whelan ha già indicato alla stampa americana chi sono i due personaggi dalla fama oscura, oggi prigionieri negli Stati Uniti, che Mosca vorrebbe riportare in patria».
Konstantin Yaroshenko, 52 anni, un pilota d’aereo accusato di traffico internazionale di cocaina. Fermato in Liberia nel 2011 con una valigia piena di polvere bianca, è stato estradato in America dove sconta una condanna a 20 anni. L’altro è Viktor Bout, 54 anni, ex tenente dell’esercito russo in Angola, noto trafficante d’armi, conosciuto in certi ambienti col soprannome di “mercante di morte”, coniato per lui dal politico britannico Peter Hain. Arrestato nel 2012, dovrà restare in carcere fino al 2037.

Niente ponte di Glienicke a Potsdam

Nessun scambio romantico –se ci sarà- deifilm di Steven Spielberg sul Ponte delle spie. «È più probabile che i prigionieri vengano semplicemente messi in gran fretta su voli di linea con in tasca un bel foglio di via.Come accadde a Maria Butina detta “la rossa” nel 2019».
L’avvenente talpa russa, infiltratasi all’interno della lobby delle armi Nra, «con la missione di creare canali di comunicazione occulta tra il Cremlino e gli uomini dell’allora candidato alla presidenza Donald Trump. Finita nel 2017 nelle maglie del Russiagate, l’indagine messa in piedi dal procuratore speciale Robert Mueller, venne rispedita in patria due anni dopo, alla vigilia delle elezioni presidenziali».

Una storia vera anche se alla Spielberg

Karel Koecher, la più grande spie della guerra fredda dal fronte sovietico, un cittadino cecoslovacco inventato dissidente dal Kgb e fatto fuggire in occidente (appoggiato persino in Vaticano), e infine gli Stati Uniti, obiettivo reale. Per fare cosa? Per farsi arruolare nella Cia.
Non è un film di Spielberg ma la realtà supera ogni possibile sceneggiatura, a Karel Koecher diventa analista chiave della Cia sulle questione sovietiche, mentre passa i suoi microfilm al ‘rezident’, Kgb a New York

Karel Koecher, quasi Spielberg ma solo buona tv

Tags: Russia spie Usa
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