
Il processo penale era stato rapidamente archiviato pochi giorni dopo i fatti. Ora il giudice Wenzu Mintoff sta conducendo il processo civile contro il primo ministro Robert Abela, il ministro della sicurezza nazionale e delle forze dell’ordine Byron Camilleri e il generale delle Forze armate Jeffrey Curmi. E già la prime testimonianze e acquisizioni probatorie stanno ribaltando il primo verdetto di proscioglimento. Carmelo Brech, con interessi tra Malta e i porti libici, in passato condannato per contrabbando e traffico di valuta, a cui appartiene il motopesca “Mae Yemanja” o“Dar es Salam 1”, ha confermato la ricostruzione di Avvenire, che il giudice penale indicato del premier inquisito (follia giuridica), aveva respinto.
Carmelo Brech racconta che la sera del 9 aprile era stato avvicinato da un ufficiale delle Forze armate con l’ordine di intercettare i naufraghi e portarli a Tripoli. Il motopesca obbedì, spense il segnalatore di posizione, ma la mattina dopo quando nel porto di Tripoli venne fotografato e quei documenti avviarono le inchieste del New York Times, del Guardian e di Avvenire. «C’era mare grosso e le persone soccorse si sono ammutinate, ma sono arrivati i libici a sedare la rivolta, ha aggiunto Grech. Con quali metodi non è difficile immaginarlo».
Dominic Tanti, armatore del peschereccio “Salve Regina”, ha testimoniato di avere consegnato 30 tonnellate di generi alimentari in Libia, destinati ai campi di prigionia nei quali venivano ricondotti i migranti intercettati dalla flotta fantasma maltese. «Era una delle condizioni dell’accordo segreto siglato tre anni prima dal governo Muscat con Tripoli, grazie alla mediazione di Neville Gafà. La Libia si sarebbe ripresa indietro i migranti a patto che a pagarne le spese per la prigionia sarebbe stata La Valletta». Nessun riferimento, però, al rispetto dei diritti umani, aggiunge poi Nello Scavo.