Malta piccola ma cattiva. Strage di Pasquetta 2020: respingimenti illegali pagati dal governo
Malta piccola ma cattiva. Strage di Pasquetta 2020: respingimenti illegali pagati dal governo

A un anno dal naufragio, prime conferme in Tribunale. Allestita una “flotta fantasma” per nascondere le riconsegne illecite dei migranti alla Libia. Parlano gli armatori coinvolti. Rispunta Gafà. L’inchiesta di Nello Scavo su Avvenire.

Prime ammissioni sulla strage di Pasquetta

Pasquetta 2020, tutti a parlare di Covid e non ottiene la giusta attenzione che nell’area di soccorso in mare maltese sono state lasciate morire 12 persone e 53 superstiti consegnati agli aguzzini libici. «Davanti al Tribunale di Malta l’armatore Carmelo Grech, proprietario di alcuni motopesca, ha ammesso di essere stato ingaggiato e pagato almeno quattro volte dal governo maltese per riportare illegalmente i migranti in Libia senza lasciare tracce». Nello Scavo con attenzioni anche al dettaglio: «A coordinare le operazioni era Neville Gafà, già capo dello staff del primo ministro Joseph Muscat e assoldato per tenere i rapporti con i guardacoste tripolini».

Crimine umanitario complicità giudiziarie

Il processo penale era stato rapidamente archiviato pochi giorni dopo i fatti. Ora il giudice Wenzu Mintoff sta conducendo il processo civile contro il primo ministro Robert Abela, il ministro della sicurezza nazionale e delle forze dell’ordine Byron Camilleri e il generale delle Forze armate Jeffrey Curmi. E già la prime testimonianze e acquisizioni probatorie stanno ribaltando il primo verdetto di proscioglimento. Carmelo Brech, con interessi tra Malta e i porti libici, in passato condannato per contrabbando e traffico di valuta, a cui appartiene il motopesca “Mae Yemanja” o“Dar es Salam 1”, ha confermato la ricostruzione di Avvenire, che il giudice penale indicato del premier inquisito (follia giuridica), aveva respinto.

Tragedia criminale

Carmelo Brech racconta che la sera del 9 aprile era stato avvicinato da un ufficiale delle Forze armate con l’ordine di intercettare i naufraghi e portarli a Tripoli. Il motopesca obbedì, spense il segnalatore di posizione, ma la mattina dopo quando nel porto di Tripoli venne fotografato e quei documenti avviarono le inchieste del New York Times, del Guardian e di Avvenire. «C’era mare grosso e le persone soccorse si sono ammutinate, ma sono arrivati i libici a sedare la rivolta, ha aggiunto Grech. Con quali metodi non è difficile immaginarlo».

Cibo e soldi assieme ai migranti

Dominic Tanti, armatore del peschereccio “Salve Regina”, ha testimoniato di avere consegnato 30 tonnellate di generi alimentari in Libia, destinati ai campi di prigionia nei quali venivano ricondotti i migranti intercettati dalla flotta fantasma maltese. «Era una delle condizioni dell’accordo segreto siglato tre anni prima dal governo Muscat con Tripoli, grazie alla mediazione di Neville Gafà. La Libia si sarebbe ripresa indietro i migranti a patto che a pagarne le spese per la prigionia sarebbe stata La Valletta». Nessun riferimento, però, al rispetto dei diritti umani, aggiunge poi Nello Scavo.

Pirateria di Stato

“Il respingimento è stato un atto dello Stato maltese, non di un pirata privato. La giurisprudenza dice che quando ingaggia navi private per agire per suo conto, l’azione deve essere considerata un atto di Stato”, sottolinea il giornalista Manuel Delia, erede delle inchieste di Daphne Caruana Galizia. La «flotta fantasma», dunque, non era un’invenzione dei giornalisti. «E le forze navali europee sapevano tutto fin dal primo momento», l’accusa grave non solo a carico di Malta.

Tags: Malta migranti
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