
Il Vertice sul clima degli Stati Uniti per la “Giornata mondiale della Terra”, ha rappresentato una svolta spettacolare della presidenza americana, almeno tanto quanto lo era stato l’abbandono dell’Accordo. Il ritorno dell’America in posizione preminente, e non solo per spinta ecologica. Una ripartenza che sotto il profilo geopolitico ha però una grande importanza e un preciso significato.
Il clima non può aspettare ed almeno sul clima Washington e Pechino si confrontano. Certo la road map della Cina è impressionante: i cinesi prevedono di raggiungere il massimo delle emissioni nel 2030 per poi azzerarle del tutto non prima del 2060. E non ci saranno ripensamenti perché il loro programma strategico di sviluppo non ammette ritardi. Nel 2035 prevedono il pareggio con gli USA sulle nuove tecnologie e nel 2050 il sorpasso.
Un simile programma industriale ed economico non può essere limitato dalle nefaste influenze che produce sull’ambiente e sul clima.
E l’Europa? Con l’approvazione della “Legge europea sul clima” del 21 aprile 2021 l’obiettivo dell’UE è la riduzione delle emissioni inquinanti del 55 % per cento entro il 2030 rispetto ai valori registrati nel 1990 e il conseguimento della neutralità entro il 2050. Un obiettivo ambizioso certamente ma con buone probabilità di essere conseguito perché in vari Paesi europei i partiti verdi e ambientalisti stanno crescendo, soprattutto in Germania.