Sfida Francia-Gb sulla Manica, la scusa della pesca e l’isola del tesoro: Jersey paradiso fiscale
Sfida Francia-Gb sulla Manica, la scusa della pesca e l’isola del tesoro: Jersey paradiso fiscale

La mezza verità che ci raccontano sul litigio Francia e Regno Unito attorno all’isola Jersey sulla Manica per un po’ di capesante, con tanto di navi da guerre fatte comparire all’orizzonte. Boris Johnson è mezzo matto ma non sino al punto di scatenare la guerra solo per quello. Ed ecco via via svelarsi i segreti nascosti dietro la valanga di carte degli accordi esecutivi Brexit, con pasticci irrisolti e di ben altri spessore della partite della pesca a giustificare la contesa quasi armata attorno a quel mucchio di scogli tra Bretagna e Normandia.

L’isola del tesoro

L‘isola di Jersey improvvisamente al centro di una tensione militare tra Francia e Regno Unito. Adesso scopriamo grazie al Corriere della Sera e di InsideOver che rilancia senza vincoli, che quella piccola isola tra Bretagna e Normandia a ridosso della costa francese ma affiliata a Londra, distante 300 chilometri, era conosciuta come uno dei più ambiti paradisi fiscali del pianeta.

Esenzione fiscale da secoli

È addirittura dal 1259 che le autorità dell’isola hanno eliminato la tassa di successione sui beni, nel Regno Unito pari un pesante all’80%. Ed ecco che da secoli molte famiglie facoltose avevano trasferire sull’isola titolarità di beni e depositi fiscali, come accade nei paradisi fiscali più famosi ma non più vantaggiosi. Ma ‘noblesse oblige’, questo privilegio non è concesso a tutti.

Paradiso per Lord e Paperoni

er ottenere l’ok ed aprire un conto a Jersey così come nella vicina isola di Guernesey, bisogna disporre di un patrimonio di almeno 620mila sterline. Il regime fiscale prevede che l’imposta del reddito sulle persone fisiche non superi il 20% e quella sulle società, da zero al massimo fino al 10%, motivo per il quale sono depositati attualmente circa 300 miliardi di euro posseduti soltanto da 63mila ‘Capesante’ e portafogli pieni.

Cosa chiede l’Unione Europea

Adesso, però, qualcosa sta per cambiare: l’Unione europea che per anni ha tollerato questo tipo di politica delle isole della Manica (anche perché altri territori comunitari –l’Olanda dei ‘friugali’- applicano regimi di vantaggio fiscale), con il divorzio del Regno Unito e dall’Ue, lo scorso 21 gennaio l’Europarlamento ha votato una risoluzione in cui mette nel mirino proprio la politica applicata a Jersey e Guernesey. E Strasburgo vuole l’inserimento di quei territori nella “black list” a cui applicare sanzioni.

Paradisi fiscali ultima goccia

Elemento di tensione più immediato e problematico, la fornitura di elettricità che corre lungo i cavi sottomarini. La comunità inglese delle Isole del Canale, 108mila abitanti, data la posizione geografica, è costretta ad affidarsi alla rete elettrica francese che fornisce circa il 95% del suo fabbisogno, avendo però a disposizione generatori diesel e turbine a gas che garantiscono l’energia in casi di emergenza.

La Francia illumina ma pesca poco

Ora Francia ed l’Unione europea sono anche insoddisfatte per le condizioni al rilascio delle licenze di pesca da parte dell’amministrazione di Jersey. Il ministro delle relazioni esterne dell’isola, Ian Gorst, sostiene di aver rispettato gli accordi commerciali post-Brexit, ma ammette: «Stiamo entrando in una nuova era e ci vuole tempo perché tutti si adattino. Jersey ha costantemente dimostrato il suo impegno a trovare una transizione graduale verso il nuovo regime».

Scambio di cattiverie

Un’interpretazione restrittiva del capitolo sulla pesca da parte di Downing Street ha limitato drasticamente dalla settimana scorsa il numero di licenze rilasciate dall’isola Jersey, a spese dei pescherecci francesi che si sono ritrovati privi di tutta una serie di documenti richiesti. Secondo la Commissione europea, queste condizioni imposte dal Regno Unito «non rispettano le disposizioni dell’accordo post-Brexit sulla pesca». Ma quello tra Francia e Regno Unito sembra tensione bilaterale.

Da pesci e banche a strategia planetaria

Divergenze strategiche, segnala Daniele Dell’Orco. «Il Regno Unito dà la priorità alla minaccia della Russia a est, mentre la Francia è più concentrata sulle minacce transnazionali provenienti dal sud e anzi Macron è tra i più accesi sostenitori di un aperturismo verso Mosca». Londra che dopo si è affrettata un accordo di libero scambio con la Turchia, nonostante Erdogan. Insuperato nodo di sempre i rapporti transatlantici: Regno più Unito con Washinton che col continente vicino, Francia che duecento anni dopo Napoleone sostiene un’Europa più sovrana nella difesa.

CRONACA TV

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