
È addirittura dal 1259 che le autorità dell’isola hanno eliminato la tassa di successione sui beni, nel Regno Unito pari un pesante all’80%. Ed ecco che da secoli molte famiglie facoltose avevano trasferire sull’isola titolarità di beni e depositi fiscali, come accade nei paradisi fiscali più famosi ma non più vantaggiosi. Ma ‘noblesse oblige’, questo privilegio non è concesso a tutti.
er ottenere l’ok ed aprire un conto a Jersey così come nella vicina isola di Guernesey, bisogna disporre di un patrimonio di almeno 620mila sterline. Il regime fiscale prevede che l’imposta del reddito sulle persone fisiche non superi il 20% e quella sulle società, da zero al massimo fino al 10%, motivo per il quale sono depositati attualmente circa 300 miliardi di euro posseduti soltanto da 63mila ‘Capesante’ e portafogli pieni.
Adesso, però, qualcosa sta per cambiare: l’Unione europea che per anni ha tollerato questo tipo di politica delle isole della Manica (anche perché altri territori comunitari –l’Olanda dei ‘friugali’- applicano regimi di vantaggio fiscale), con il divorzio del Regno Unito e dall’Ue, lo scorso 21 gennaio l’Europarlamento ha votato una risoluzione in cui mette nel mirino proprio la politica applicata a Jersey e Guernesey. E Strasburgo vuole l’inserimento di quei territori nella “black list” a cui applicare sanzioni.
Elemento di tensione più immediato e problematico, la fornitura di elettricità che corre lungo i cavi sottomarini. La comunità inglese delle Isole del Canale, 108mila abitanti, data la posizione geografica, è costretta ad affidarsi alla rete elettrica francese che fornisce circa il 95% del suo fabbisogno, avendo però a disposizione generatori diesel e turbine a gas che garantiscono l’energia in casi di emergenza.
Ora Francia ed l’Unione europea sono anche insoddisfatte per le condizioni al rilascio delle licenze di pesca da parte dell’amministrazione di Jersey. Il ministro delle relazioni esterne dell’isola, Ian Gorst, sostiene di aver rispettato gli accordi commerciali post-Brexit, ma ammette: «Stiamo entrando in una nuova era e ci vuole tempo perché tutti si adattino. Jersey ha costantemente dimostrato il suo impegno a trovare una transizione graduale verso il nuovo regime».
Un’interpretazione restrittiva del capitolo sulla pesca da parte di Downing Street ha limitato drasticamente dalla settimana scorsa il numero di licenze rilasciate dall’isola Jersey, a spese dei pescherecci francesi che si sono ritrovati privi di tutta una serie di documenti richiesti. Secondo la Commissione europea, queste condizioni imposte dal Regno Unito «non rispettano le disposizioni dell’accordo post-Brexit sulla pesca». Ma quello tra Francia e Regno Unito sembra tensione bilaterale.