Rischio di fuga da Boris Brexit e dal Regno sempre meno unito di Scozia e Galles
Rischio fuga di Scozia e Galles e dal Regno sempre meno unito e da Boris Brexit

Le elezioni amministrative britanniche di domani, in parte rinviate dall’anno scorso a causa dell’emergenza Covid, in tre delle quattro nazioni del Regno Unito (Inghilterra, Scozia, Galles) con l’eccezione dell’Irlanda del Nord. Non previsti exit poll e risultati attesi in larga parte sabato, a 48 ore di distanza.
In Scozia si vota per eleggere 129 membri del Parlamento locale di Holyrood, a Edimburgo, mentre per l’assemblea del Galles (detta Senedd) i seggi in palio sono 60. In Inghilterra si rinnovano invece 143 consigli locali e 13 sindaci: incluso quello di Londra in una corsa che vede il laburista Sadiq Khan, figlio d’immigrati pachistani, destinato a essere confermato nelle attese con netto margine sul principale sfidante, Shaun Bailey, di origine familiare caraibica e primo candidato Tory alla guida della capitale proveniente da una minoranza etnica.
Previsto pure il rinnovo di alcune cariche (elettive nel Regno) di vertice di corpi di polizia locali inglesi e gallesi.

Londra lontana e spesso nemica

La disunione del Regno Unito rischia di aumentare con le imminenti elezioni amministrative. E’ nota la forza degli indipendentisti scozzesi guidati dalla leader Nicola Sturgeon, contrari alla Brexit e che potrebbero presto veder realizzato il loro sogno di autonomia.
Nell’Irlanda del Nord sono in forte agitazione gli unionisti favorevoli a Londra, che non hanno digerito gli accordi Brexit giudicati favorevoli al governo di Dublino. Naturalmente i cattolici del “Sinn Fein” si sono subito mobilitati poiché non hanno mai cessato di promuovere l’unione dell’Ulster con la Repubblica irlandese (Eire).
La novità è che, ora, la spinta indipendentista sta fortemente crescendo anche nel Galles, tradizionalmente il più tranquillo dei quattro Stati che compongono il Regno Unito.

Se anche il pacioso Galles si agita

Il Galles vanta una secolare predominanza laburista. A questo partito, infatti, appartiene la grande maggioranza dei rappresentanti gallesi tanto a Westminster quanto nel Parlamento di Cardiff.
Anche qui, tuttavia, sta crescendo la forza della formazione autonomista “Plaid Cymru” che, nella lingua locale, significa “Partito del Galles”, politicamente di ispirazione socialdemocratica. Al suo interno è cresciuto il movimento indipendentista “Yes Cymru”, che predica con forza il distacco dal Regno facendo leva su fattori culturali e identitari.
Il movimento è forte soprattutto tra i giovani e, a tale proposito, mette conto notare che nelle imminenti elezioni potranno votare, per la prima volta, anche i sedicenni.

Voto agli adolescenti e autonomia

Il quadro è ovviamente complicato poiché, ai tempi della Brexit, la maggioranza della popolazione gallese aveva votato a favore dell’uscita del Regno dall’Unione Europea.
La situazione è nel frattempo mutata perché, stando ai sondaggi, i giovani sono favorevoli a un Galles indipendente all’interno della Ue. La stessa situazione, insomma, che si registra in Scozia.
Diventa quindi sempre più difficile per il premier Boris Johnson frenare le spinte all’autonomia (o addirittura all’indipendenza) che percorrono varie parti del Regno.

L’europeismo storico metro09politano

Anche tenendo conto che, nella stessa Inghilterra, e in particolare nelle grandi città come Londra, larghi strati della popolazione continuano a manifestare ostilità nei confronti della Brexit.
Ciò pone ostacoli di grande portata alla strategia di Johnson, che propone una “Global Britain”, di nuovo protagonista sulla scena mondiale e più vicina ai vecchi Dominions del Commonwealth britannico come Australia, Nuova Zelanda e Canada, piuttosto che all’Europa.
Com’è noto il gallese è una lingua celtica affine allo scozzese e al gaelico irlandese, e molto diversa dall’inglese. Anche se attualmente è usato solo da una minoranza della popolazione, i giovani sfruttano il fattore linguistico esaltando l’identità culturale della regione.

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