Madrid a destra contro il lockdown ma col virus del franchismo
Il Partito Popolare (PP), il principale partito di centrodestra spagnolo, ha vinto le elezioni nella comunità autonoma di Madri. Con quasi il 90 per cento delle schede scrutinate, il PP ha ottenuto il 44 per cento dei voti. Il Partito socialista (PSOE), la forza politica dell’attuale primo ministro Pedro Sánchez, si è fermato al 17 per cento, e Unidas Podemos (UP), l’altro partito nella coalizione di governo, al 7 per cento, superato dall’estrema destra di Vox, neo franchisti, al 9. Il partito centrista Ciudadanos, sino a ieri al governo della capitale, dopo la rottura con i popolari non supera lo sbarramento del 5% e scompare. È probabile che il PP farà un’alleanza con Vox, destra fascio-franchista, per governare.
I popolari, Madrid e il patto col diavolo
La Comunità Autonoma di Madrid, da sempre l’espressione politica più a destra delle Spagna, ancora più a destra per reazione alle restrizioni economiche e di vita imposte dalla pandemia e dai provvedimenti del governo. Vittoria netta della presidente uscente Isabel Díaz Ayuso, destra populista nello storico Partito popolare che governava la regione dal 2019, ma senza maggioranza assoluta, e quindi col bisogno di alleanze. Ancora più a destra con Vox, partito con richiami espliciti al fascismo di epoca franchista. «Resta da vedere se il Pp opterà per un governo di minoranza, appoggiato da Vox, o se nascerà il primo governo Pp-Vox della storia spagnola», spiega Lorenzo Pasqualini.
Delusione a sinistra
Delusione a sinistra, rileva il Manifesto, dove fino all’ultimo si era sperato in una sorpresa. Il Partito socialista Psoe dell’attuale premier nazionale, con il candidato Ángel Gabilondo, cala da 37 a 26 seggi. La formazione regionale ‘Más Madrid’ della ex sindaca Manuela Carmena, sinistra madrilena salva onore e seggi e anzi cresce al 17% e passa da 20 a 24 seggi. ‘Podemos’ che candidava il leader nazionale Pablo Iglesias, con il 7,3% aumenta gli eletti nel Parlamento regionale da 7 a 10.. Ma la somma dei tre partiti del blocco di sinistra non consente, con i dati disponibili, una maggioranza di governo.
La sinistra si lecca le ferite ma cambia
Perde il Psoe, lasciando voti alle formazioni minori alla sua sinistra. Ma, osserva Andrea Nicastro sul Corriere delle sera, «Potrebbe non dispiacere moltissimo al leader nazionale Pedro Sánchez perché gli dà l’occasione di svecchiare i quadri locali del partito, non tutti a lui fedeli. Más Madrid,la lista civica di sinistra, conferma il radicamento cittadino e cresce da 20 a 24 deputati. Unidas Podemos, la sinistra femminista erede del movimento degli Indignados, approfitta della discesa in campo del leader nazionale Pablo Iglesias e cresce di qualche punto passando da 7 a 10 seggi».
Pandemia strumentalizzata
Proprio sulle restrizioni da adottare per contrastare la pandemia è in corso dal settembre 2020 fino ad oggi, una continua guerra fra il governo madrileno (aperturista) e quello centrale, che invitava ad adottare misure più caute per frenare la seconda, poi la terza e infine la quarta ondata di contagi. Grazie alla maggior autonomia regionale lasciata dal governo centrale, Madrid è stata negli ultimi mesi una sorta di oasi dove le misure restrittive erano meno forti rispetto al resto di Spagna. Questo però ha avuto un alto prezzo in termini di contagi e di saturazione delle terapie intensive e di vittime.
Troppa ‘crispación’
Il voto è arrivato dopo settimane di campagna elettorale infuocata e dominata dalla crispación, una tensione esasperata, segnata dalle provocazioni dell’ultradestra di Vox e da una banalizzazione del dibattito a forza di slogan: «il ‘rischio comunismo’, da contrapporre alla «libertà» declinata in tempi di pandemia con il mantra delle aperture». Sperando che il maledetto virus non vada a contrastare crudelmente la volontà popolare espressa nelle urne.