Ex terroristi arrestati in Francia troppi anni dopo, più imbarazzi che applausi
Nove ex terroristi rossi, di cui alcuni appartenenti alle Brigate rosse, sono stati arrestati a Parigi, Uno risulterebbe latitante. Nomi noto e personaggi minori o dimenticati, 30, 40 anni dopo i fatti. Le non chiare ragioni di questo ritorno di severità giudiziaria francese. Per l’Italia la memoria degli anni di piombo. La dottrina Mitterrand e i problemi a destra di Macron.
Arrestati e i ricercati 30/40 anni dopo
Gli ex terroristi italiani arrestati in Francia, operazione “Ombre rosse”, forse anche fantasmi: sono Giovanni Alimonti, ex Br, che deve scontare una pena di 11 anni; Enzo Calvitti, ex Brigate Rosse, condannato a 18 anni; Roberta Cappelli, ex Brigate Rosse, condannata all’ergastolo; Marina Petrella, ex Br, condannata all’ergastolo; Giorgio Pietrostefani, di Lotta Continua, che deve scontare 14 anni; Sergio Tornaghi, ex Brigate Rosse, condannato all’ergastolo; Narciso Manenti, ex Nuclei Armati Contropotere Territoriale, condannato all’ergastolo.
Luigi Bergamin, tra gli ideologi dei Pac, il gruppo armato di Cesare Battisti, s’è costituito questa mattina alla polizia parigina. E anche Raffaele Ventura condannato con altri 8 per l’omicidio del vice brigadiere Antonino Custra il 14 maggio del 1977 a Milano. Resta latitanti l’ex brigatista Maurizo Di Marzio che partecipò al tentativo di sequestro del poliziotto Nicola Simone.
Meno di 20 gli ex terroristi ricercati e ancora latitanti all’estero. 14 di formazioni di sinistra – Brigate Rosse, Prima Linea, Unione comunisti combattenti – e 3 di estrema destra. Tra loro anche due dei brigatisti che erano in via Fani la mattina del 16 marzo del 1978 quando fu sequestrato il presidente della Dc Aldo Moro: Alessio Casimirri e Alvaro Lojacono, entrambi condannati all’ergastolo. Il primo vive ancora in Nicaragua, il secondo in Svizzera.
La ‘dottrina Mitterrand’
1985, il premier italiano Bettino Craxi all’Eliseo da Mitterrand a chiedere di evitargli la grana del ritorno delle centinaia di esuli in fuga dalle inchieste di terrorismo, dopo le confessioni fiume dei pentiti: Fioroni per l’Autonomia, Peci per le Br, Sandalo per Prima Linea. Da ‘Le Monde’ del 25 febbraio 1985. «… si trovano in Francia un certo numero di italiani, circa trecento. Un centinaio son venuti qui da prima del 1981. Hanno rotto in modo evidente con il terrorismo […]. Se non saranno fornite prove di una loro partecipazione diretta a crimini di sangue, non saranno estradati».
Procedure e ordinamenti giudiziari diversi ( la figura del pentito e il processo in contumacia), e «passati gli anni dell’emergenza non si sono mai veramente impegnati a reclamare le estradizioni», rileva Cesare Martinetti sull’Huff Post. Naturalmente tutti gli “esuli”, come precisato dallo stesso Mitterrand, vivevano sotto stretta sorveglianza.
Fino all’agosto 2002 quando improvvisamente e nel giro di poche ore venne arrestato ed estradato Paolo Persichetti, Br-Ucc, condannato per concorso nell’omicidio del generale del carabinieri Licio Giorgieri, Roma 1986. Cos’era successo? In Francia governo gollista, in Italia Guardasigilli il leghista Roberto Castelli. Allora dissero che la Francia avrebbe restituito sono i ricercati condannati per partecipazione diretta ad omicidi.
Francia Italia a convenienza politica
Il caso Cesare Battisti, che doveva essere il primo di quella lista. Can can politico intellettuale francese, ma quando i giudici dicono che va mandato in Italia, lui sparisce e ricompare in Brasile. Poi il caso di Marina Petrella, brigatista e condannata all’ergastolo per vari omicidi. Ministro dell’Interno Sarkozy, e Petrella amica di Valeria Bruni Tedeschi, attrice, sorella di Carla Bruni moglie di Sarkozy. Il presidente francese
Ancora una ragione politica, la questione sécurité è al primo posto nel duello che si annuncia tra un anno con Marine Le Pen per l’Eliseo, una lunghissima campagna elettorale si sta già combattendo, Macron sta presentando una nuova legge antiterrorismo al parlamento e il caso italiano, storia antica, gli diventa utile.
Dopo cinquant’anni dai fatti, nel caso di Giorgio Pietrostefani condannato per l’omicidio Calabresi, o dopo quaranta per gli altri, che uomini e donne sono quelli che torneranno in Italia? si chiede Cesare Martinetti. «Se la giustizia deve fare il suo corso, tutta questa storia lascia l’impressione di una lunga ingiustizia costellata di viltà politiche, equivoci culturali e colpevoli ritardi».
La Francia politica decide, quella giudiziaria non è detto
Il governo ovviamente esprime soddisfazione per la decisione della Francia, afferma il presidente del Consiglio, Mario Draghi. La ministra della giustizia italiana, anche se si congratula per il risultato «di portata storica», non partecipa al coro della politica di casa, segnala Andrea Fabozzi sul Manifesto. «Al contrario in via Arenula si sottolinea come la svolta sia stata soprattutto francese, a fronte di richieste dall’Italia che erano tutte già pendenti». Spinta o non spinta italiana, resta il fatto che questo blitz francese, avrà come risultato «di riportare in carcere persone anziane, lontane dal passato violento e soprattutto da tempo inserite nella vita sociale francese».
E sempre dal ministero della giustizia invitano ad attendere gli esiti delle valutazioni delle autorità giudiziarie francesi. Saranno loro a decidere se ci sono le condizioni «per età, storia personale e condizioni di salute, per andare in carcere e per essere estradate. Valutazioni che potrebbero anche essere diverse caso per caso». Non è detto che l’estradizione sia concessa per tutti, sono possibili provvedimenti diversi come la revoca del passaporto.