Albania al voto tra problemi e tensioni, possibile tris del socialista Rama
Albania al voto tra problemi e tensioni, possibile tris del socialista Rama

Si vota per eleggere la nuova Assemblea nazionale. Il premier socialista Edi Rama corre per un terzo mandato dopo 8 anni alla guida del governo. A sfidare il premier è l’ex sindaco di Tirana Lulzim Basha, nuovo capo del Partito democratico.
Finale con fuochi d’artificio (e sparatorie) nella campagna elettorale.

Il premier Edi Rama

Crisi, sisma e pandemia, Paese nel pantano

Rischia il leader socialista, in sella dal 2013, incalzato dall’Alleanza di centro-destra guidata da Lulzim Basha. Tra le poche novità, il partito gemello del kosovaro Vetevendosje, nazional populisti di sinistra, con qualche confusione di collocazione politica.

«C’è già chi parla di fine di un’era, quella del leader socialista Edi Rama, saldamente al potere dal 2013 in Albania. Nel voto di oggi per il rinnovo del Parlamento il premier che aveva promesso una rivoluzione “colorata” per cambiare il volto del Paese e portarlo in Europa, è in cerca di un difficile terzo mandato», scrive Alessandra Briganti sul Manifesto.

Schieramenti e spartizioni

In Albania, rischi di confusione politica anche con i nomi dei partiti. Il centro-destra dell’ex sindaco di Tirana, Lulzim Basha, l’Alleanza per il cambiamento, guidata dal Partito democratico, erede dell’ormai datato Sali Berisha che decenni indietro si richiamava alla democrazia cristiana di memoria italiana, a prescindere dagli atti di fede. Con il Pd di destra, il Movimento socialista per l’integrazione (altra confusione di nomi per gli avversari del socialista Rama) di Monika Kryemadhi, moglie del presidente della Repubblica Ilir Meta, che con il Pd ha firmato un accordo pre-elettorale con l’impegno a collaborare dopo le elezioni.

Sondaggi e Paese realmente spaccato

«I sondaggi restituiscono l’immagine di un Paese spaccato in due: i socialisti di Rama, dati al 44%, sarebbero in vantaggio sul blocco delle opposizioni, con il Pd che segue al 40% e l’Lsi (gli altri socialisti di nome), fermo al 6%. Mai come questa volta però i giochi sono aperti, soprattutto se si tiene in considerazione l’ondata di cambiamenti che ha toccato la regione dei Balcani e che ha prodotto un ricambio, seppur controverso per certi versi, in tutti i paesi in cui si è votato dal Kosovo, al Montenegro, alla Bulgaria, alla Bosnia, con la sola eccezione della Serbia».

Soffi di novità dal Kosovo

In queste elezioni, per la prima volta in Albania il partito del premier kosovaro, Albin Kurti, tra le poche novità negli schieramenti di questa tornata elettorale.

Tensioni politiche e di clan

Campagna elettorale in un clima di tensione crescente, culminata nell’ultima settimana in due sparatorie. A Kavaja, gambizzato un segretario locale del Pd, e ad Elbasan, con la morte di un attivista del Partito socialista e il ferimento di quattro persone. Sempre Elbasan era stata teatro di scontri tra militanti socialisti e democratici ( sempre attenti alla confusione politica) un mese fa, quando Rama e Basha si erano ritrovati faccia a faccia nella cittadina in occasione dei festeggiamenti della giornata dell’Estate.

Usa e Ue pacificatori di poco ascolto

«Gli appelli alla calma di Ue e Usa sono caduti nel vuoto. I due principali partiti, aizzati da Meta (presidente non mediatore) , hanno continuato in uno scambio di accuse incrociato che rivela il nervosismo strisciante tra i contendenti». In ballo –personalismi molto albanesi- più che le sorti del Paese, la carriera politica tanto di Rama quanto di Basha. Chi perde, perde anche in casa, ed esce dalla partita politica, almeno in prima persona.

Crisi economica e corruzione

«In questo contesto, l’Albania, sfibrata dalla crisi economica e da una corruzione endemica, scivola in secondo piano. Le campagne elettorali dei partiti di maggioranza e opposizione sono state impostate sulla delegittimazione dell’avversario più che su un programma di riforme di cui il Paese ha urgente bisogno».

Terremoto e disagio sociale

Con i segni ancora aperti del terremoto del 2019, l’Albania è stata ulteriormente piegata dalla pandemia, esaltando e facendo esplodere i problemi che il Paese si porta dietro da anni, con costante fuga di giovani. Un profondo malcontento nella società esploso lo scorso novembre quando migliaia di ragazzi soprattutto delle periferie dopo l’uccisione di un ragazzo per mano di un poliziotto hanno messo a ferro e fuoco Tirana e altre città. «Un omicidio divenuto il simbolo di un abuso di potere esercitato a tutti i livelli dello Stato».

Oligarchi senza pudore

«Altro esempio eclatante di abuso e arroganza di potere citato da Alessandra Briganti, «l’abbattimento del Teatro nazionale di Tirana in sfregio delle più basilari regole democratiche, nonché del patrimonio culturale albanese, schiacciato agli interessi degli oligarchi, i veri padroni del Paese». L’Albania ancora una volta ad un bivio, con un svolta decisiva che non arriva mai con una classe dirigente ad inanellare promesse mancate e delusione dal posto comunismo degli anni ’90.

Tags: Albania
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