
Penso a lei, stasera, e mi sfilano davanti agli occhi i maestri e i rivoluzionari, quelli che si sono battuti per un mondo migliore, che ci hanno liberato dal nazifascismo. Belli. Forti e coraggiosi, quando l’indifferenza e il dolore sembravano aver vinto, alzarono la testa, salirono in montagna, presero le armi contro la barbarie. Tra questi eroi, Sergio Flamigni, il comandante Sergio. Commissario politico di una brigata partigiana a 17 anni, combattente dolce e visionario, sempre dalla parte degli ultimi: di chi soffriva, di chi era in catene. Tra le tante cose mi salta in mente quando guidò un gruppo di eroi della vita nel carcere di Forlì, facendo evadere rocambolescamente alcuni condannati a morte. L’ho sempre amato.
Eroi della vita contro l’efferatezza. I rivoluzionari sono per la vita. Difendono i più deboli, credono nella giustizia sociale, pensano che non debbano esistere muri e cinismo, che la politica debba essere la leva per cambiare le sorti del mondo, per ricominciare ad avere dignità, per non perdersi in chiacchiere inutili, per difendere i territori dal saccheggio, per riprendere a considerare la morte di migranti in mare un lutto, una fatica inaccettabile. I rivoluzionari non fanno i conti delle convenienze: quelli sono i paraculi elegantoni alla moda e i loro portaborse, quelli che depredano il bene comune nel nome della modernità, quelli che parlano solo di dividendi e di profitto. Che considerano la morte per fame, per disperazione, la miseria, la disoccupazione, la perdita di lavoro solamente un danno collaterale, una sfiga.
Parliamo di Liberazione. Parliamo di coscienze e di bellezza assoluta, del cuore puro di chi non si arrende. E mi viene in mente la voce di un’amica di sempre che mi suggerisce a non stare sempre dietro alla politica, perché schiaccia la vita, annulla il pensiero, obbliga a caricarsi di rabbia e dolore. Ci penso, camminando con le scarpe da montagna sui sentieri solitari, riflettendo sul fazzoletto rosso di mia nonna, sullo sguardo di Sergio, sulla grandezza degli artisti, dei poeti, degli amici liberi che mi ispirano.
Ha ragione la mia amica. A restare troppo incollati ai media e alle notizie che scorrono feroci, senza mai scendere nel profondo della coscienza, si rischia di dimenticare perché siamo al mondo.
Siamo qui per la bellezza, per la dolcezza dell’amore, per la meraviglia delle cose buone e giuste. Per non dimenticare.