
Basta Regno Unito, con scomodi vicini sotto la stessa corona.
«Per la Scozia è una scelta semplice. Come nazione di cinque milioni di abitanti, senza grandi traumi storici o nemici, sarebbe probabilmente la benvenuta se volesse rientrare nell’Ue. Se lo Scottish national party (Snp) otterrà la maggioranza nelle elezioni locali di maggio, la sua leader, Nicola Sturgeon, promette di tenere un secondo referendum sull’indipendenza “nella prima metà della prossima legislatura scozzese”», spiega Dyer.
«Molti scozzesi sono profondamente risentiti per essere stati trascinati fuori dall’Ue dagli inglesi, ma molti sarebbero anche scontenti di trovarsi una frontiera con l’Inghilterra. Qualunque cosa accada, sarebbe tuttavia un processo del tutto pacifico». Galles 750 anni dopo che gli inglesi l’hanno conquistato: «Plaid Cymru, il partito nazionalista gallese, promette un referendum sull’indipendenza entro il 2026 se vincerà le elezioni del mese prossimo. Boris farà tabula rasa?»
«La “Norn Iron”, come la chiamano lì, è stata creata esattamente un secolo fa su richiesta della maggioranza protestante locale, mentre il resto dell’isola ottenne la sua indipendenza come Repubblica d’Irlanda (principalmente cattolica). Da allora l’Irlanda del Nord è stata una nota dolente, con la sua minoranza cattolica che ha sempre aspirato a riunirsi con la repubblica».
L’Esercito repubblicano irlandese, l’Ira, il principale strumento di quel desiderio di riunificazione con la Repubblica d’Irlanda, ha condotto una lunga lotta armata contro i protestanti locali e il governo britannico., I troubles, le violenze cominciate alla fine degli anni sessanta si sono concluse il 10 aprile 1998 con l’accordo di pace del venerdì santo.
Sfortunatamente, la Brexit e Johnson lo hanno reso vano.
L’accordo aveva imposto la condivisione del potere tra i partiti politici del nord, protestanti e cattolici, abolendo i controlli al confine tra le due Irlande. «Ha funzionato perché la maggior parte delle persone era stanca di omicidi senza fine e perché l’accordo ha rimosso alcuni importanti fattori che infastidivano i cattolici, in particolare il confine “duro”, ma soprattutto perché il più alto tasso di natalità cattolico avrebbe portato il nord ad avere alla fine una maggioranza cattolica, e a quel punto la riunificazione sarebbe avvenuta attraverso un voto pacifico».
La Brexit ha segnato la fine di tutto questo col ritorno, in qualche forma, del confine tre le due Irlanda. Stabilire i nuovi controlli sulle merci e sull’immigrazione nel posto più ovvio, al confine tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda, avrebbe fatto naufragare l’accordo del venerdì santo e probabilmente sarebbero ricominciati gli attentati e le sparatorie dell’Ira. E qui la lettura irrituale dei fatti da parte Gwynne Dyer:
«Johnson l’ha fatta in barba ai protestanti, spostando il nuovo confine nel mare d’Irlanda, tra la Gran Bretagna e l’Irlanda del Nord».
Ai fini pratici, l’Irlanda del Nord è ancora nell’Ue, con un confine doganale con il resto del Regno Unito. Il prezzo dell’accordo sulla Brexit con l’Ue. «Ma per rinviare la rivolta dei lealisti (i protestanti nordirlandesi) contro il nuovo confine, Johnson ha mentito e ha detto che non avrebbe funzionato come una frontiera. Non ci sarebbero stati controlli doganali, niente scartoffie, niente del genere – e quei creduloni gli hanno dato retta. Ora si sono svegliati».