
Il presidente egiziano Al Sisi non s’è ancora guadagnato il titolo di dittatore, ma questo prologo politico del senato italiano, è pure peggio.
«La reclusione e la sorte di Zaki rende più profonda la ferita del sequestro, della tortura, dell’omicidio di Giulio Regeni. Abbiamo il dovere di non smettere mai di pretendere dalle autorità egiziane verità e giustizia per Giulio», la dichiarazione in aula del proponente la mozione votata da tutti, salvo Fratelli d’Italia (timore di aggravare le tensioni). «Il voto in Senato è stato unanime e la mozione per accordare la cittadinanza a Patrick Zaki trova il parere favorevole del governo», dice la viceministra degli Esteri Marina Sereni, avvertendo che andranno approfonditamente e verificate di alcune circostanze sulla base delle leggi.
Due le mozioni discusse, articolazioni giuridiche diverse, sostanza uguale: che a Zaki sia riconosciuta la cittadinanza. La mozione cita la legge che definisce i criteri per la cittadinanza italiana. All’articolo 9 si legge che «la cittadinanza può essere concessa allo straniero, quando questi abbia reso eminenti servizi all’Italia, o quando ricorra un eccezionale interesse dello Stato». In questi casi a firmare il decreto è il presidente della Repubblica, sentiti vari pareri giuridici e ministeriali. Il caso di Patrick Zaki è compatibile con la norma citata sopra? La materia è complessa, ma i firmatati della mozione propendono per il sì.
Nel testo si legge che «la drammatica condizione in cui versa Patrick Zaki e il regime di detenzione cui è sottoposto nel carcere di massima sicurezza di Tora, noto, come denunciato ripetutamente da diverse organizzazioni internazionali, per le condizioni inumane e i continui abusi ai danni dei reclusi, assieme a ripetute già citate violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime egiziano ai danni dei dissidenti politici configurano in tutta evidenza il ricorrere di un eccezionale interesse del nostro Paese a riconoscere tempestivamente la cittadinanza italiana al ricercatore egiziano».
Secondo chi si batte per la liberazione di Zaki, concedere la cittadinanza italiana – e dunque europea – allo studente detenuto in Egitto costringerebbe anche l’Ue a fare pressioni sul regime di Abdel Fattah al-Sisi affinché si arrivi alla liberazione del ricercatore. La cittadinanza come gesto simbolico privo di effetti pratici rispetto al diritto internazionale, «prevalendo la cittadinanza originaria di Zaki». Segnata da quanto accaduto con la tragedia Regeni, la prudenza dalla vice ministra, «il timore di possibili effetti negativi sul suo rilascio, innescando possibili reazioni controproducenti. Ecco perché serve una riflessione attenta».
«Il governo segue con la massima attenzione il caso di Patrick sin dal suo arresto, dal febbraio 2020, e porterà avanti ogni possibile iniziativa sia in modo bilaterale attraverso l’ambasciata al Cairo, che multilaterale, in sede europea e Onu e in tutti i fori utili per raggiungere la liberazione di Patrick». Non detto ufficialmente ma chiaro per tutti, il timore di inasprire le ritorsioni possibili su Patrick Zaki, invece di aiutarlo ad uscire da una situazione che ormai mette a rischio la sua stessa vita.
I nomi dei probabili imputati accusati delle torture e dell’omicidio di Giulio Regeni per non dimenticarli mai: generale Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif.
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