
Lo stesso Jack Ma, considerato per lungo tempo molto vicino a Xi Jinping, si è visto ora comminare una multa astronomica di 18,23 miliardi di yuan (circa 2,3 miliardi di euro). L’accusa rivolta ad “Alibaba” è, in sostanza, quella di detenere una posizione monopolistica nello e-commerce.
In altre parole, impedirebbe ai venditori di usare piattaforme online diverse, ostacolando di fatto la circolazione libera delle merci. Nulla di strano, non fosse per il fatto che tale espressione viene usata in uno Stato che ancora si definisce ufficialmente “comunista”.
Forse Jack Ma ha creduto troppo alla trasformazione della Repubblica Popolare in un sistema di libero mercato e, paradossalmente, l’enorme multa sembrerebbe confermare tale impressione. Solo uno Stato superliberista può infatti adottare misure simili.
Tuttavia, come tutti sanno, la Cina attuale manifesta in questo campo grandi contraddizioni. Da un lato, dopo la riforma di Deng Xiaoping ha posto il mercato al centro del proprio sistema economico, così consentendo la nascita e la crescita di un’intera generazione di super-ricchi dei quali Jack Ma è per l’appunto il più celebre (soprattutto all’estero).
Dall’altro il Partito comunista non ha mai rinunciato al controllo statale dell’economia. I “tycoon” possono anche accumulare enormi capitali, entrando talora nelle classifiche dei “Paperoni” mondiali. Ma non debbono mai scordare che il potere reale spetta soltanto al Partito, e ora soprattutto al suo leader incontrastato Xi Jinping.
Chi lo dimentica, sia pure per un attimo, corre rischi enormi. Come si è appunto visto nel caso di Jack Ma, il quale era solito accompagnare Xi in numerosi dei suoi viaggi all’estero (per esempio negli Usa durante la presidenza di Donald Trump).
Ci sono già stati molti altri casi di imprenditori multati, ma la sanzione pecuniaria inflitta a Jack Ma è davvero da record. Il “tycoon” ha già fatto sapere che il suo gruppo pagherà, ma si tratta ora di vedere se i vertici del Partito si accontenteranno di questo, oppure se andranno oltre per far capire all’intero mondo economico e finanziario cinese chi comanda realmente.
In sostanza, Xi e il Partito vogliono impedire ad ogni costo la presenza di aziende che sfuggono al controllo politico, e particolare attenzione viene dedicata a quelle – come “Alibaba” – che operano soprattutto nella Rete.
Non viene vista con favore la tendenza delle imprese attive nello e-commerce ad espandersi in settori giudicati essenziali quali i servizi sanitari e finanziari.
D’altro canto il Partito ha espresso più volte, soprattutto negli ultimi anni, preoccupazione e fastidio per un’espansione del capitale giudicata “caotica”. Il che, ancora una volta induce gli osservatori a chiedersi quale sia la vera natura economica della Repubblica Popolare. Su quella politica, ovviamente, i dubbi non sussistono.