
Una conferma degli scontri in corso da novembre tra le Forze armate marocchine e l’Esercito di liberazione popolare saharawi (Elps), nonostante la censura del Marocco sulle operazioni militari, con il divieto di ingresso per operatori umanitari e giornalisti nei territori occupati e nelle zone di guerra. Ma il forum Far-Maroc -una pagina Facebook non ufficiale dell’esercito marocchino- afferma che «diversi elementi di spicco del Polisario, tra cui il capo di stato maggiore della gendarmeria, sono morti dopo un’operazione dell’aviazione marocchina».
Sempre secondo Far-Maroc il vero obiettivo dell’attacco aereo -droni armati-, sarebbe stato il segretario generale del Fronte Polisario, Brahim Ghali, «sopravvissuto al bombardamento». Notizia smentita a sorpresa dallo stesso Fronte Polisario (di solito le tue perdite le nascondi), con una nota in cui si afferma che «Addah Al-Bendir aveva appena partecipato a un attacco nella zona di Bir Lehlou contro il muro di sabbia che separa i territori occupati (per oltre 2mila chilometri, ndr). Poche ore dopo un drone lo ha ucciso nella regione di Tifariti».
Dopo quasi trent’anni di conflitto “congelato”, le ostilità tra il Polisario e il Marocco sono riprese dopo la violazione degli accordi sul cessate il fuoco e lo schieramento di truppe marocchine nella zona cuscinetto di Guerguerat, bloccata pacificamente dagli attivisti saharawi perché utilizzata illegalmente da Rabat. «E sono ormai più di 150 giorni che l’Elps continua a colpire le basi militari marocchine lungo il confine che separa i territori occupati da quelli liberati della Repubblica araba democratica saharawi», riferisce sempre Stefano Mauro attraverso diverse fonti .
In una recente intervista Moulay Zeine Sidi Mohamed, direttore dell’ufficio antimine della Rasd, la Repubblica araba democratica saharawi, ha annunciato l’intenzione del Polisario di volersi rivolgere alla Corte penale internazionale (Cpi) visto che «il Marocco è uno dei pochi paesi che non ha ancora ratificato la Convenzione di Ottawa sul divieto delle mine antiuomo che, fino al novembre 2020, hanno causato almeno 3mila vittime, prevalentemente civili, nella zona vicino al muro della vergogna». Situazione drammatica anche nelle zone di occupazione marocchina.
Difficile anche la situazione del popolo saharawi nei territori occupati, vittime di «molestie, atti barbari, uso eccessivo della forza, arresti arbitrari, torture e rapimenti fanno parte della vita quotidiana dei civili», come denuncia l’Associazione internazionale dei giuristi democratici. Dall’inizio del conflitto i numerosi attivisti saharawi che quotidianamente protestano contro l’occupazione sono sottoposti a violenze con arresti, rapimenti e omicidi. Il caso di Mohamed Salem Ayad Lefkir, prelevato dalle forze di sicurezza marocchine e ritrovato dai familiari nell’obitorio dell’ospedale.