
Groenlandia di Danimarca, ma ognuno a casa sua. Un territorio che pur avendo molte autonomie fa parte della Danimarca e che grazie ai quei giacimenti di metalli rari attira l’interesse di diverse compagnie minerarie straniere. Comunità Inuit, partito indipendentista, non è contrario allo sfruttamento delle risorse minerarie in generale, ma a quelle del monte Kuannersuit sì. Secondo parte dei groenlandesi, il monte non dovrebbe diventare un sito di estrazione mineraria perché tra i materiali che contiene c’è anche l’uranio che è radioattivo. Le decisioni del futuro governo a proposito dello sfruttamento minerario potrebbero avere conseguenze ben al di là dei confini groenlandesi e interessare anche le economie di diversi paesi del mondo.
Non è semplice costruire infrastrutture sull’isola dove circa l’80 per cento del territorio è coperto dal ghiaccio per tutto l’anno. A causa del riscaldamento globale e progressivo scioglimento dei ghiacci, potrebbe presto diventare più facile sfruttare le grandi risorse minerarie dell’isola. La Groenlandia sa du giacimenti di ferro, uranio, alluminio, rame e metalli rari, minerali che si trovano in alte concentrazioni solo in alcuni punti della Terra e che sono fondamentali per l’economia contemporanea, dato che si usano per fare smartphone, batterie, impianti di fibra ottica, ma anche turbine eoliche e automobili elettriche. Estrarre e vendere i minerali della Groenlandia, oltre che stringere legami economici con i Paesi coinvolti, aumenterebbe la loro influenza nell’Artico.
Attualmente la Cina è il principale esportatore di questi materiali -le ‘terre rare’- perché possiede la stragrande maggioranza dei giacimenti in cui si trovano (il secondo paese che ne ha di più è il Vietnam), mentre gli Stati Uniti importano la maggior parte di quelli che usano. La decisione del prossimo governo groenlandese riguarderà anche le società straniere che vorrebbero estrarre e vendere i minerali della Groenlandia.
Il monte Kuannersuit, a meno di 10 chilometri dalla cittadina di Narsaq, che, con i suoi 1.300 abitanti è la nona località più popolosa della Groenlandia. A Narsaq molti sono contrari per i detriti radioattivi che sarebbero prodotti dalle attività minerarie.
Lo scorso settembre il Siumut, l’allora partito di governo, aveva concesso alla società australiana Greenland Minerals lo studio per lo sfruttamento dei giacimenti del monte Kuannersuit. Ma prima delle consultazioni con le parti sociali di Narsaq necessarie all’autorizzazione definitiva, il Siumut aveva cambiato leader, e anche la posizione sullo sfruttamento minerario. Nuovo capo del partito più attento alle preoccupazioni di chi vive nel sud della Groenlandia, vicino alla montagna. A febbraio crisi di governo con proteste contro il progetto di sfruttamento del sito di Kuannersuit.
L’economia delle piccole comunità del sud della Groenlandia si basa sulla pesca e tutti temono che le polveri prodotte dalle attività minerarie possano inquinare il mare e l’acqua potabile. Le esportazioni groenlandesi attuali sono per il 95 per cento prodotti ittici, un limitato settore turistico andato in crisi con la pandemia, e sul sostegno finanziario della Danimarca, che ogni anno dà al suo territorio autonomo quasi 500 milioni di euro che coprono circa la metà del bilancio statale. Indipendentismo groelandese, ma prima indipendenza economica: per questo lo sviluppo del settore minerario, è fondamentale per tutti, compresa la Comunità Inuit.