Tensioni Usa Russia e la guerra fredda in Ucraina minaccia di ridiventare calda. Anche i Pope in campo
Defende-Europe 2021 Usa Nato, due mesi di gigantesche manovre militari su tutti il continente per far fronte alla Russia, che, dichiarazione ufficiale Nato, «col suo comportamento aggressivo, mina e destabilizza i vicini, e tenta di interferire nella regione balcanica». Me il vero fronte di confronto è molto più ad est dei Balcani: tra le basi americane in Polonia e la confinante Ucraina che rischia di perdere i gasdotti russi per il Gulf stream 2 tedesco. E Pierre Haski, France Inter, avverte. Mentre nell’Ucraina di parte russa, i preti ortodossi incitano alla “guerra santa” contro l’esercito di Kiev, confessando e benedicendo i fedeli e i cosacchi a fianco dei mercenari russi.
Pierre Haski, France Inter, su Internazionale
«Ormai è sempre più evidente che stiamo vivendo una sorta di seconda guerra fredda, ma questo non significa che la guerra calda sia impossibile. Ai confini tra Ucraina e Russia sono ripresi movimenti militari che fanno temere il rilancio di un conflitto mai sopito e segnano il degrado del clima internazionale». Quattro soldati ucraini sono stati uccisi durante uno scambio di colpi durato un’intera giornata con i separatisti filorussi della regione di Donetsk, in Ucraina orientale. Incidente più grave degli ultimi mesi. Peggio, l’arrivo di nuovi tipi di armamenti sul fronte delle forze sostenute da Mosca e di rinforzi militari russi alla frontiera orientale dell’Ucraina e in Crimea.
Qui 13 mila morti precedenti
«Due “Ucraine” diverse continuano a ritrovarsi faccia a faccia su una linea del cessate il fuoco lunga 427 chilometri, mentre il negoziato diplomatico è all’impasse». Con alle spalle e nella memoria di tutti quella tredicimila vittime degli scontri del 2014, 2015. «In diversi paesi dell’ex Unione Sovietica esistono conflitti che vengono definiti “congelati”, ovvero guerre mai risolte: in Georgia, in Moldavia e naturalmente in Ucraina. Queste tensioni possono improvvisamente riesplodere a causa di un incidente o di una decisione politica avventata».
Ucraina usata
«Il caso dell’Ucraina è il più delicato, innanzitutto perché le braci non si sono mai spente e perché l’Ucraina è un pezzo consistente del gioco geopolitico intorno alla Russia». Dοpo l’annessione della Crimea –storia e popolazione della Crimea oggettivamente russe-, Mosca però è stata colpita dalle sanzioni occidentali. Tutti a strumentalizzare qualcosa, e le forze separatiste del Donbass, in Ucraina orientale, sono da allora una delle leve a disposizione di Vladimir Putin per inviare i suoi messaggi.
Dopo ‘Putin killer’ quale diplomazia?
Quale possibile seguito ai toni brutali dei primi contatti con la nuova amministrazione a Washington, e la frase con cui Joe Biden ha definito Putin un assassino, è la domanda del mondo. Promemoria di Haski: «La sera del 30 marzo la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron hanno parlato in videoconferenza con Putin». Francia e Germania hanno la responsabilità di cercare una soluzione tra Kiev e Mosca, l’iniziativa ‘Normandia’, inaugurata nel 2014 a margine della celebrazione del famoso sbarco. Ma dopo qualche progresso iniziale e lo scambio di alcuni prigionieri, il negoziato appare ormai bloccato.
Ucraina in sonno apparente
E negli ultimi mesi il margine di manovra della diplomazia si è persino ristretto. «Davvero il conflitto ucraino sta ripartendo e segnerà una nuova fase di scontro con un’amministrazione statunitense più risoluta? Il rischio esiste». Ai tempi della prima guerra fredda si combatteva “per procura”, attraverso l’intermediazione di paesi e combattenti terzi e mai direttamente. È questa la minaccia che incombe oggi in Ucraina.
La piaga della divisione fra i pellegrini ortodossi nel Donbass
Nell’auto-dichiarata repubblica filorussa di Donetsk e Lugansk, i monaci di Sviatogorsk si mantengono neutrali sul conflitto fra Russia e Ucraina. Ma deprecano lo “scisma satanico” di Costantinopoli consumato con la concessione dell’autocefalia al patriarcato di Kiev. Se i monaci hanno cercato di mantenersi neutrali, i preti e i fedeli della zona sono scesi in campo fin dai primi scontri, appoggiando i “separatisti” dell’auto-dichiarata repubblica filorussa di Donetsk e Lugansk, riconosciuta solo dai russi, che le forze ucraine tentano regolarmente di riconquistare.