Contro Bolsonaro persino i militari, golpe alla rovescia per abbandono
Contro Bolsonaro persino i militari, golpe alla rovescia per abbandono

Brasile in ginocchio, i vertici dell’esercito scaricano Bolsonaro. Sei ministri in 24 ore: alcuni rimossi, altri che rassegano le dimissioni. Dopo il ministro della Difesa si dimettono i capi di esercito, marina e aeronautica. «Nessun intento golpista», ma il Paese è con il fiato sospeso. Il presidente sempre più isolato in piena emergenza Covid che ha ormai superato le 300 mila vittime, nel Paese dove il virus sottovalutato e spesso nascosto uccide quattro volte di più rispetto al resto del pianeta.

Il Brasile- utile ricordarlo – è stato governato da una dittatura militare dall’aprile 1964 al 15 marzo 1985, conosciuta anche come regime dei Gorillas o Quinta Repubblica brasiliana.

Strappo dei militari e via sei ministri

Crisi assoluta: crisi sanitaria, crisi politica, crisi militare. Il Brasile con oltre 300mila morti per Covid, quattro volte in più rispetto al resto del mondo, contro il presidente più arrogante e irresponsabile nella storia di un Paese pur segnato da golpe militari crudeli. Per la prima volta nella storia del Paese sudamericano, tutto il vertice delle Forze armate ha presentato martedì le dimissioni in segno di protesta contro il presidente Jair Bolsonaro che il giorno prima aveva annunciato la “rinuncia” del ministro della Difesa. Le critiche a Bolsonaro per la gestione della pandemia innescano un nuovo terremoto nel governo. E c’è chi parla di autogolpe, o golpe alla rovescia, con i militari che formalmente escono dai vertici di uno Stato ormai allo sbando.

Incertezza assoluta sul prossimo futuro del Paese, con Bolsonaro ormai isolato anche dalle formazioni della destra più reazionaria che lo avevano portato al potere.

Autogolpe contro il golpista Bolsonaro

Bolsonaro lunedì aveva annunciato un maxi-rimpasto dietro pressione dell’ala più moderata della coalizione di governo. A farne le spese sei dei 23 ministri, tra cui il responsabile degli Esteri e appunto quello della Difesa, il generale Fernando Azevedo e Silva, che fin dall’inizio della pandemia aveva criticato la gestione sanitaria e la molto tardiva operazione vaccini, reclamando un diverso utilizzo dei militari nell’emergenza.
Poi l’eclatante gesto di Edson Pujol, capo dell’esercito, di Iilques Barbosa Junior (marina) e di Antonio Carlos Moretti Bermudez (aeronautica), ha spinto il Parlamento a convocare d’urgenza il neoministro della Difesa, Walter Braga Netto.
Nel corso della riunione con Braga Netto, avrebbero dichiarato di non voler appoggiare «avventure golpiste del presidente».

«Ora non sarà facile usare le forze armate per un autogolpe», lasciando intendere che forse questa era una delle opzioni nell’agenda di Bolsonaro.

Epicentro mondiale della pandemia

Di fatto il presidente Bolsonaro si circonda dei fedelissimi, solo di quelli disposti a seguire i suoi ordini, nella speranza di salvarsi, e non solo politicamente. «Il Brasile è diventato l’epicentro mondiale della pandemia. Ogni ora muoiono 100 persone», segnala Daniele Mastrogiacomo, e ormai, il negazionismo strafottente del presidente è beffa e offesa ai lutti che ormai colpiscono tutte le famiglie brasiliane. Si muore di Covi e in alcune aree più abbandonare dell’enorme Paese, anche di fame. «Il real è crollato assieme alla Borsa. Quasi 2000 imprenditori hanno lanciato un appello chiedendo al governo un cambio di rotta. Il blocco centrista, quello che sostiene il presidente, ha alzato la voce».

E Bolsonaro stringe le fila per restare in sella ed evitare le 50 richieste di impeachment

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