Alla grande parata militare nel giorno della festa del Tatmadaw, le forze armate birmane nella capitale Naypyidaw hanno assistito le delegazioni diplomatiche di solo otto Paesi, tra cui Cina e Russia. Mentre gli sgherri per le strade paravano contro i manifestanti disarmati, altri 100 morti e più, il capo della giunta, il capo assassino generale Min Aung Hlaing ha attaccato i manifestanti, definendoli “terroristi”, e ha promesso il ripristino della democrazia dopo nuove elezioni. Senza onore, senza pudore, senza vergogna. Il tribunale penale internazionale dell’Aia prima o poi dovrà occuparsene. Per il momento è diplomazia, forse a cercare di limitare il massacro. O forse peggio, come il viceministro della Difesa russo, Alexander Fomin, tra il pubblico della parata.
L’ambasciata Usa a Yangon ha invitato i cittadini americani a limitare i loro spostamenti dopo che, nella giornata di ieri, colpi d’arma da fuoco sono stati esplosi contro un centro culturale statunitense. All’indomani del giorno più sanguinoso dal colpo di Stato del 1 febbraio, con oltre 100 persone uccise, tra cui dei bambini, l’Unione europea ha condannato «l’inaccettabile escalation di violenza». Festa del Tatmadaw, dell’esercito birmano «giorno di orrore e vergogna». Anche gli Stati Uniti «inorriditi» e con loro anche i ministri della Difesa di 12 nazioni, tra cui Gran Bretagna e Australia.
È salito così ad almeno 423 vittime il bilancio della repressione delle manifestazioni che da due mesi sfidano l’esercito golpista. Secondo fonti locali il bilancio della strage di sabato sarebbe ancora più pesante e ammonterebbe ad almeno 114 morti.