
Il valore dell’acqua va spesso a definire i rapporti di potere e l’equità nella gestione delle risorse idriche. «Perché il diritto umano all’acqua – riconosciuto formalmente oltre dieci anni fa – è sempre più sulla carta», sottolinea Luca Martinelli. «Il Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2021 descrive un quadro desolante: se lavarsi le mani è fondamentale per contenere la diffusione del Covid-19 e di molte altre malattie infettive, quasi tre miliardi di persone in tutto il mondo non hanno questa possibilità».
Una persona su tre, dati dell’Onu, non ha accesso all’acqua pulita e la situazione è destinata a peggiorare senza interventi efficaci, tanto che si stima che entro il 2050 saranno ben 5,7 miliardi le persone che vivranno in zone con carenza idrica per almeno un mese all’anno. La situazione è aggravata dall’aumento degli eventi meteorologici estremi, che hanno causato oltre il 90 per cento dei grandi disastri nell’ultimo decennio. Entro il 2040, inoltre, la domanda globale di energia dovrebbe aumentare di oltre il 25% e la domanda di acqua crescere di oltre il 50%.
L’utilizzo di acqua dolce è cresciuto di sei volte nel corso degli ultimi 100 anni e continua a crescere ad un tasso annuo di circa l’1% dagli anni Ottanta. Causa la combinazione tra crescita della popolazione, sviluppo economico e cambiamenti nei nostri stili di vita. Attualmente l’agricoltura è responsabile di circa il 69% del totale dei prelievi di acqua in tutto il mondo, irrigazione e l’acquacoltura. In alcuni Paesi in via di sviluppo la percentuale raggiunge addirittura il 95%, precisa il Manifesto. Il settore industriale, inclusa la produzione di elettricità ed energia, è invece responsabile del 19% dei prelievi.
Oltre due miliardi di persone al mondo vivono in paesi con problemi di approvvigionamento idrico. Peggio: circa 1,6 miliardi di persone soffrono di scarsità «economica»: l’acqua sarebbe fisicamente disponibile, ma mancano le infrastrutture per farla arrivare alle persone. La risposta alla domanda «chi deve investire per la realizzazione di queste infrastrutture?».
Il rapporto dell’Onu calcola i soldi necessari per fornire accesso universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari in 140 Paesi a basso e medio reddito costerebbe 114 miliardi di dollari all’anno. Ma spiega l’Onu, «il valore dell’acqua supera di gran lunga il suo prezzo, è un valore incalcolabile per la nostra casa, la cultura, la salute, l’istruzione, l’economia o l’integrità del nostro ambiente naturale». Ecco perché la valutazione monetaria esclude o trascura aspetti che sono più difficili da monetizzare. Come quantificare i 443 milioni di giorni di scuola persi ogni anno a causa di malattie legate all’acqua? Probabilmente valgono più di 114 miliardi di dollari.
Denuncia Onu sul diritto all’acqua e la sollecitazione all’Unione Europea a prendere «posizione contro la quotazione dell’acqua in Borsa», dichiarando l’acqua «bene inalienabile non soggetto a mercificazione e scambio commerciale», impedendo l’accaparramento delle fonti.