
William Burns diplomatico è stato determinante nell’avvio dei colloqui segreti con Teheran durante l’amministrazione Obama, che hanno portato all’accordo del 2015, accordo rotto l’8 maggio 2018 da Trump su spinta israeliana. Il neo direttore dalla CIA ha sostenuto un’apertura all’Iran a partire dal 2013, con l’elezione di Hassan Rouhani come presidente
Il 64enne William Burns, ex ambasciatore americano in Russia dal 2005 al 2008, è il nuovo capo delle Cia scelto da Biden e ora insediato ufficialmente col voto del Senato. Primo capo delle Cia proveniente della diplomazia e recentemente, con la direzione del ‘Carnegie Endowment for International Peace’, uno dei più autorevoli think tank americani specializzati in analisi geopolitiche. Missione affidata a quell’istituto dal mecenate che lo fondò (il capitalista dell’acciaio Andrew Carnegie che sicuramente aveva fuso anche qualche cannone) la costruzione della pace mondiale. Uomo di grade equilibrio che come diplomatico ha servito sotto George W. Bush e Barack Obama. Trump se lo è evitato, passando agli studi di geopolitica.
Burns chiamato alla guida della Cia in una fase di recrudescenza della tensione internazionale con le grandi rivali, Cina ereditata da Trump e Russia, nuova opzione Biden. Un orientamento di attenzioni Cia che per la nuova amministrazione va corretto. Dall’11 settembre soprattutto antiterrorismo e, in parallelo, energie migliori destinate alla vigilanza sui teatri del Medio Oriente. Ma avrebbe perso colpi ad esempio nella sfida con la Cina e peggio, con la Russia come ci conferma l’accusa di Biden a Putin, forse esagerata ma non casuale sull’assassinio di Navalny. Assieme a uno strattone agli alleati europei Nato che con Trump avevano allentato molti legami. Non è un caso che anche il senatore repubblicano Ted Cruz abbia insistito sulla questione del gasdotto Nord Stream 2 nelle audizioni.
Poco dopo i non complimenti di Biden e Putin e la nomina del nuovo capo della Cia, il comunicato congiunto di tutti i ministri degli Esteri del G7, con una dura condanna della Russia per le sue azioni in Ucraina e spiegare, se mai fosse servito, tanta ostilità al gasdotto russo tedesco che rendita e controllo del passaggio via terra delle risolse vitali per l’Europa centrale, via Ucraina e Polonia. E il segretario di Stato Blinken prova a convincere che Nord Stream è un cattivo affare per tutti, e da quale parte potrà venire una futura minaccia energetica. Maggior destinatario del monito, Angela Merkel. E la nuova guerra fredda tra Biden e Putin coinvolge l’Unione europea, che ha da sempre al proprio interno, antichi odi post sovietici e colombe che vogliono ricucire e commerciare con Mosca.