Regno Unito ritorno all’impero: la politica estera di Londra nei sogni di Boris
Scapigliato Boris, voglie di impero: politica estera di Londra ritorno in oriente

La fonte è www.gov.uk, ‘The Integrated Review’, «la revisione integrata che crea un quadro per la politica del governo nei prossimi anni», o come ne scrive la BBC, «definisce il posto del Regno Unito nel mondo». Detta ancora diversamente, i propositi del governo e del suo premier Boris Johnson, «per consentire al Regno Unito di plasmare un ordine internazionale più aperto in cui prosperano le democrazie».
Nel Regno Unito la modestia non sembra essere mai stata una virtù, neppure dalla fine dell’impero che dominava mezzo mondo.

Sintesi dal www.gov.uk › government › news

  • «Il Primo Ministro istituisce il Centro Operativo Antiterrorismo e il Centro Situazione per riunire tutti gli strumenti di governo per affrontare le minacce del futuro».
  • «I cambiamenti della politica estera includono un’inclinazione verso l’Indo-Pacifico: il Primo Ministro visiterà l’India alla fine del prossimo mese per sbloccare opportunità nella regione»
  • «La revisione, è l’articolazione più completa di un approccio di politica estera e sicurezza nazionale pubblicata da un governo britannico negli ultimi decenni».

Regno Unito da qui al 2030

«Il documento di 100 pagine affronta la sicurezza nazionale, la politica estera e il nostro approccio all’economia globale insieme, definendo la visione del Primo ministro per il Regno Unito nel 2030 e come utilizzeremo l’intera gamma della nostra politica internazionale per raggiungerla». perché in questo anno cruciale, la Gran Bretagna liberata dall’Unione, ricorda GOV.UK, avrà la Presidenza del G7, «e ci prepariamo a ospitare il vertice COP26».

Immodestamente Boris

«La revisione affronta le sfide e le opportunità che il Regno Unito deve affrontare in un mondo più competitivo, dove le nuove potenze stanno utilizzando tutti gli strumenti a loro disposizione per ridefinire l’ordine internazionale e – in alcuni casi – minare il sistema internazionale aperto e liberale che è emerso in seguito della Guerra Fredda».

Nuovo Regno dopo Brexit

«Il Regno Unito è unicamente internazionale per prospettive e interessi». «La NATO, è il fondamento della difesa e della sicurezza nell’Euro-Atlantico», ma.. . «Il Regno Unito non può fare affidamento esclusivamente su un sistema internazionale sempre più obsoleto per proteggere i nostri interessi e promuovere i nostri valori». Quindi: «Nuova politica estera del governo e maggiore attivismo internazionale».

Enormi investimenti per la difesa

Data la delicatezza dell’argomento, andiamo alla sintesi della BBC. «Il governo ha delineato una revisione delle politiche estere e di difesa del Regno Unito. Gli annunci includevano l’inversione dei piani per ridurre le scorte di armi nucleari e uno spostamento dell’attenzione sull’Asia, insieme agli aumenti della spesa per la difesa annunciati a novembre».
Boris Johnson: “Il più grande investimento nelle nostre forze armate dalla Guerra Fredda”

Esagerato come sempre e un po’ bugiardo

BBC: «Guardando indietro ai dati dal 1990 – visti da molti come la fine della Guerra Fredda, con la caduta del Muro di Berlino nel novembre 1989 – è chiaro che le spese militari sono diminuite considerevolmente». Aumento della spesa militare entro il 2024-25 di 7 miliardi di sterline all’anno, la promessa. «Ma 7 miliardi di sterline per un valore di circa lo 0,35% del PIL, non sono sufficienti per spingere la spesa per la difesa sopra il 3,5% del PIL che rappresentava nel 1990».

L’Institute for Fiscal Studies

Secondo l’Institute for Fiscal Studies, tra il 2010 e il 2017, la spesa annuale per la difesa è diminuita di 6,6 miliardi di sterline in termini reali rispetto al budget 2009-10. Anche se resta una enormità, sottratta ad altre esigenze pubbliche. Comunque tagli, ma quali? «Tagliare temporaneamente il budget per gli aiuti internazionali, dallo 0,7% allo 0,5% del reddito nazionale lordo». Tagliare ai poveri e ai più disgraziati, spiega Boris, costretto a fare di necessità virtù.

Il Regno taglia gli aiuti umanitari allo Yemen

«Nel 2020, le Nazioni Unite hanno affermato che il Regno Unito è il terzo più grande donatore globale, dietro gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita e davanti alla Germania e alla Commissione europea». Ma gli aiuti britannici allo Yemen, che attualmente sta attraversando la peggiore crisi umanitaria del mondo, stanno diminuendo drasticamente.
E in una recente conferenza dei donatori, sempre secondo le Nazioni Unite, il Regno Unito ha promesso $ 123 milioni (£ 87 milioni) -poco più della metà della cifra dello scorso ann – mentre la Germania ha promesso $ 245 milioni.

Bombe atomiche crescono

Il trattato di non proliferazione nucleare del 1970 che impegna i Paesi dotati di armi nucleari alla «cessazione della corsa agli armamenti e di puntare al disarmo nucleare». Ma il piano del governo Johnson è di aumentare il numero di testate nucleari a 260. Nel 2015, il Regno Unito aveva affermato di essersi impegnato a rispettare gli obblighi del trattato riducendo il suo arsenale nucleare.

Boris d’Asia e la lotta a Russia e Cina

Boris d’Asia lo chiama un po’ beffardo Antonello Guerrera su Repubblica. Sintesi della sintesi, «Johnson costretto a ristabilirsi pesantemente in Oriente e sfidare a viso aperto la Cina, il principale avversario del Regno Unito dopo la Russia “nemico numero uno”». Con Londra che si allineerà decisamente agli Stati Uniti di Joe Biden e si staccherà dal credo di molte altre cancellerie europee. Ed ecco la nuova portaerei HMS Queen Elizabeth, a maggio in rotta verso oriente ospitando i caccia F35 dei Marine americani «per mostrare che Uk e Usa possono operare fianco a fianco anche in quest’area».

Poi la questione commerciale

Il Regno Unito, dopo l’addio al mercato unico europeo, ha bisogno di un grosso sfogo di libero scambio. L’obiettivo principe di Londra è di entrare nel Cptpp, il vecchio accordo commerciale abbandonato dagli Stati Uniti. «Per il governo Johnson è una miniera d’oro: oltre 10 miliardi di euro di commercio da iniettare nel proprio Pil».

Boris Brexit detto Modestino

«Sono assolutamente ottimista del posto che il Regno Unito andrà a occupare nel mondo e delle opportunità che potrà sfruttare», dice il premier in Parlamento. «L’ingegno dei cittadini britannici e la nostra forza come Regno Unito si combinerà con le nostre partnership internazionali, forze armate sempre più moderne e una nuova agenda ambientalista. Sono fiducioso per il futuro».
Auguri, anche a tutti noi.

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