
L’Unione metterà in campo circa 750 miliardi di euro, che si aggiungono alle risorse del bilancio ordinario, per un intervento totale di oltre 1800 miliardi, provenienti da varie fonti. Risorse finalizzate alla realizzazione di specifici programmi per aiutare la ripresa economica dopo la devastazione del covid.
L’intervento, con risorse a fondo perduto e prestiti, riguarda 1): supporto agli Stati membri (investimenti e riforme, ambiente e digitale, focus sui settori più colpiti, come piccole imprese, turismo, cultura, programmi di sviluppo rurale); 2) supporto al settore privato con incentivi agli investimenti privati, erede del cosiddetto piano Junker; 3) programma di protezione civile europeo ed investimenti in ricerca ed innovazione.
L’aumento temporale delle risorse ed il loro rimborso per la parte a prestito, avverrà gradualmente entro la fine del 2058, cominciando dal 2028. La Commissione prevede altre forme di approvvigionamento di risorse proprie, con contributi sulla plastica non riciclata, una tassa sulle importazioni inquinanti, una sul digitale ed un’altra sulle transazioni finanziarie.
Come noto, per l’Italia sono a disposizione circa 209 miliardi.
Gli obiettivi sono: transizione al verde; trasformazione digitale; crescita sostenibile ed inclusiva; coesione economica, occupazione, produttività, competitività, ricerca e sviluppo; coesione sociale e territoriale; capacità di reazione alle crisi, segnatamente quelle sanitarie; politiche per le nuove generazioni, che includano anche l’Istruzione e le competenze. In sintesi, il 37% delle risorse deve essere destinato alla transizione ecologica ed il 20% circa alla trasformazione digitale.
Punto importante, il regolamento contiene una serie di disposizioni che descrivono i criteri che i governi devono seguire nella redazione dei piani e nella spesa dei fondi. Pertanto, particolare attenzione è stata dedicata alle misure per prevenire, individuare e correggere la corruzione, le frodi ed i conflitti di interesse nell’utilizzo dei fondi
Gli Stati membri devono presentare alla Commissione un “piano nazionale di riforma e di resilienza” entro la fine del prossimo aprile. Il piano deve chiarire cosa il governo vuole fare con le risorse messe a disposizione, soddisfacendo i criteri già citati, i tempi e gli obiettivi intermedi. La Commissione ha due mesi di tempo per valutarlo e lo trasmette al Consiglio che lo approva. Man mano che un governo rispetta gli impegni e le scadenze, presenta alla Commissione le richieste di pagamento. Una sorta di pagamento a fronte di stato di avanzamento lavori, insomma. Bisogna, però tener conto di un meccanismo, chiamato “freno di emergenza, con il quale uno Stato può contestare una significativa deviazione di un altro Stato rispetto agli impegni presi. Quindi, attenzione massima al rispetto delle regole sottoscritte.
I primi finanziamenti arriveranno già nel corso del 2021. Dopo l’approvazione del piano, infatti, si può subito procedere con l’erogazione del prefinanziamento. Se rispettano le regole illustrate, le azioni avviate dal primo febbraio 2020 in poi, concluse o ancora in corso al momento dell’approvazione del piano, possono essere ammesse al finanziamento.