«Next Generation EU», il vero nome del ‘recovery plan’: la speranza della svolta, il cosa e il come
«Next Generation EU», il vero nome del ‘recovery plan’: la speranza della svolta, cosa e come

Il salvagente promesso. Tutti a parlarne, qualcuno a litigarne, pochi a spiegare e forse a capirne. Cos’è il recovery plan, e soprattutto, come funziona? Prova a spiegarcelo Antonino Di Stefano, partendo dal nome vero del ‘plan’, «Next Generation EU»: soldi da ottenere sul mercato, debito pubblico che noi italiani conosciamo bene, ma questa volta europeo, garantito da tutti i Paesi dell’Unione.

Il vero nome del ‘recovery plan’

I politici ce ne parlano da mesi. Molti di loro, convertiti della ultima ora all’europeismo, come se li avessero già in tasca. Ma cosa sono questi soldi del recovery fund, cos’è il recovery plan? Come funziona il suo meccanismo? La vera svolta epocale è che il Next Generation EU (questa la definizione corretta) verrà finanziato dalla Commissione sui mercati internazionali tramite l’emissione di titoli europei. Per la prima volta, cioè, un debito pubblico europeo sarà garantito in solido da tutti i Paesi dell’Unione. Particolare importante per l’Italia, la garanzia europea consentirà di pagare tassi di interesse sui prestiti sensibilmente inferiori a quelli che pagherebbe se andasse direttamente sui mercati.

Next Generation EU

L’Unione metterà in campo circa 750 miliardi di euro, che si aggiungono alle risorse del bilancio ordinario, per un intervento totale di oltre 1800 miliardi, provenienti da varie fonti. Risorse finalizzate alla realizzazione di specifici programmi per aiutare la ripresa economica dopo la devastazione del covid.

Intervento per cosa?

L’intervento, con risorse a fondo perduto e prestiti, riguarda 1): supporto agli Stati membri (investimenti e riforme, ambiente e digitale, focus sui settori più colpiti, come piccole imprese, turismo, cultura, programmi di sviluppo rurale); 2) supporto al settore privato con incentivi agli investimenti privati, erede del cosiddetto piano Junker; 3) programma di protezione civile europeo ed investimenti in ricerca ed innovazione.

Risorse graduali e lenti rimborsi

L’aumento temporale delle risorse ed il loro rimborso per la parte a prestito, avverrà gradualmente entro la fine del 2058, cominciando dal 2028. La Commissione prevede altre forme di approvvigionamento di risorse proprie, con contributi sulla plastica non riciclata, una tassa sulle importazioni inquinanti, una sul digitale ed un’altra sulle transazioni finanziarie.

Come noto, per l’Italia sono a disposizione circa 209 miliardi.

Quali sono gli obiettivi

Gli obiettivi sono: transizione al verde; trasformazione digitale; crescita sostenibile ed inclusiva; coesione economica, occupazione, produttività, competitività, ricerca e sviluppo; coesione sociale e territoriale; capacità di reazione alle crisi, segnatamente quelle sanitarie; politiche per le nuove generazioni, che includano anche l’Istruzione e le competenze. In sintesi, il 37% delle risorse deve essere destinato alla transizione ecologica ed il 20% circa alla trasformazione digitale.

Criteri che i governi devono seguire

Punto importante, il regolamento contiene una serie di disposizioni che descrivono i criteri che i governi devono seguire nella redazione dei piani e nella spesa dei fondi. Pertanto, particolare attenzione è stata dedicata alle misure per prevenire, individuare e correggere la corruzione, le frodi ed i conflitti di interesse nell’utilizzo dei fondi

Il processo di approvazione dei piani nazionali

Gli Stati membri devono presentare alla Commissione un “piano nazionale di riforma e di resilienza” entro la fine del prossimo aprile. Il piano deve chiarire cosa il governo vuole fare con le risorse messe a disposizione, soddisfacendo i criteri già citati, i tempi e gli obiettivi intermedi. La Commissione ha due mesi di tempo per valutarlo e lo trasmette al Consiglio che lo approva. Man mano che un governo rispetta gli impegni e le scadenze, presenta alla Commissione le richieste di pagamento. Una sorta di pagamento a fronte di stato di avanzamento lavori, insomma. Bisogna, però tener conto di un meccanismo, chiamato “freno di emergenza, con il quale uno Stato può contestare una significativa deviazione di un altro Stato rispetto agli impegni presi. Quindi, attenzione massima al rispetto delle regole sottoscritte.

Le tempistiche

I primi finanziamenti arriveranno già nel corso del 2021. Dopo l’approvazione del piano, infatti, si può subito procedere con l’erogazione del prefinanziamento. Se rispettano le regole illustrate, le azioni avviate dal primo febbraio 2020 in poi, concluse o ancora in corso al momento dell’approvazione del piano, possono essere ammesse al finanziamento.

Conclusione

Adesso forse è un poco più chiara la confusione, compresa una crisi di governo, che ha caratterizzato la politica italiana in questi mesi. Tutte le componenti volevano partecipare, non perdendo l’occasione. L’Europa, dal canto suo, aveva l’esigenza di mettere tutto questo impegnativo programma in mani fidate. E chi, se non Mario Draghi, l’uomo che con fermezza aveva guidato la Banca centrale europea?

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