Iraq, missili su una base Usa ma il papa parte comunque
Iraq, missili su una base Usa ma il papa parte comunque

Papa Bergoglio conferma la storica visita, la prima di un pontefice nel paese. La tensione resta alta dopo un nuovo lancio di razzi su una base aerea americana. La portata religiosa e politica delle visita del papa cristiano nella terra martoriata del patriarca Abramo.

Visita di pace perché c’è ancora guerra

Ieri in udienza generale papa Francesco ha confermato il viaggio storico in Iraq: domani, come previsto. Una conferma imposta dalla situazione estremamente tesa di queste ultime settimane. Non solo la pandemia e per la povertà crescente che ha provocato nell’ultimo anno e mezzo una mobilitazione popolare senza precedenti, ma lo scambio di missili e bombe tra milizie sciite filo-iraniane e Stati uniti.
Dopo i razzi su una delle basi americane a Erbil, kurdistan iracheno, e sull’ambasciata di Washington a Baghdad, la prima azione militare ordinata da Biden al confine tra Siria e Iraq, bombardamenti aerei della scorsa settimana. Ieri terzo episodio, attacco missilistico alla base aerea di Ain al-Asad, nell’ovest del paese, personale misto, soprattutto iracheno.
L’attacco di ieri, secondo fonti ecclesiali irachene riprese in Italia non sembra però collegato alla visita di papa Francesco. «Ci sono stati lanci di razzi sulla base internazionale in Iraq, ma vengono considerati non eccezionali da chi è sul territorio. Nessuno individua una correlazione con la visita apostolica Papa», ha dichiarato Alessandro Monteduro, direttore della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre.

Dal 5 all’8 marzo il papa in Iraq

«Accogliendo l’invito della Repubblica d’Iraq e della Chiesa cattolica locale, papa Francesco compirà un viaggio apostolico nel suddetto Paese dal 5 all’8 marzo 2021, visitando Baghdad, la Piana di Ur, legata alla memoria di Abramo, la città di Erbil, così come Mosul e Qaraqosh nella Piana di Ninive».

Un programma intenso, certamente faticoso per l’ormai anziano papa Bergoglio. Oltre i pericoli. Gli altri dettagli, salvo correzioni imposte dalla sicurezza.

Venerdì 5 marzo, la partenza in aereo da Roma/Fiumicino per Baghdad, dove il Papa arriverà nel pomeriggio. Nello scalo, l’incontro con il Primo Ministro Mustafa Al-Kadhimi. La cerimonia ufficiale di benvenuto si svolgerà invece nel Palazzo Presidenziale a Baghdad, con la visita di cortesia al presidente della Repubblica Barham Salih e l’incontro con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico.
Poi l’incontro con i vescovi, sacerdoti, religiosi, seminaristi e catechisti nella Cattedrale Siro-Cattolica di “Nostra Signora della Salvezza” a Baghdad.

Sabato 6 marzo, il Papa si trasferirà prima a Najaf, la città santa dei mussulmani sciiti, per l’incontro con il grande ayatollah Sayyid Ali Al-Husaymi Al-Sistani. Quindi volerà a Nassiriya, per l’incontro interreligioso nella Piana di Ur, percorso biblico.
Nel pomeriggio il rientro a Baghdad, dove il Papa celebrerà la messa nella Cattedrale Caldea di “San Giuseppe”.

Domenica 7 marzo, mattina il Pontefice partirà in aereo per Erbil al incontrare le autorità religiose e civili della regione autonoma del Kurdistan iracheno. Quindi in elicottero a Mosul, per la preghiera di suffragio per le vittime della guerra alla ‘Hosh al-Bieaa’, la piazza della Chiesa. Ancora in elicottero per Qaraqosh, visita alla comunità cristiana locale e la recita dell’Angelus. Pomeriggio ancora Erbil, dove il Pontefice celebrerà la messa nello Stadio “Franso Hariri”, prima di rientrare a Baghdad.

Lunedì 8 marzo, dopo la cerimonia di congedo all’aeroporto di Baghdad, il volo di ritorno per Roma-Ciampino.

Vatican News, portata politica del viaggio

«Il viaggio rappresenta un gesto concreto di vicinanza a tutta la popolazione di quel martoriato Paese». Una possibilità apparsa sempre più concreta, quando il 25 gennaio 2020, il Pontefice riceveva in Vaticano Barham Salih, Presidente della Repubblica d’Iraq. Allora una nota della Sala Stampa vaticana riferiva della ricerca di «soluzioni adeguate per preservare la presenza storica dei cristiani e la necessità di garantire loro sicurezza e un posto nel futuro del Paese».

Cristiani in Iraq, terra di Abramo

In Iraq, prima del 2003, anno del conflitto che porta alla caduta di Saddam Hussein, i cristiani erano più di un milione. L’orrore della guerra e l’occupazione della Piana di Ninive da parte del sedicente Stato islamico, tra il 2014 e il 2017, li ha ridotti a circa 300-400mila. Il Presidente Salih ha più volte sottolineato il valore dei cristiani, mentre il premier ne sollecitava il ritorno per contribuire alla ricostruzione.

Un Paese devastato

«La crisi economica, la disoccupazione, la corruzione e il dramma dei circa 1,7 milioni di sfollati interni mettono a dura prova i progetti di sviluppo». L’Unicef stima che oltre 4 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria, la metà sono bambini. In questo contesto in cui mancano ospedali e medicine, la pandemia da Covid-19 ha ucciso migliaia di persone.


An Iraqi policeman stands guard at the St. Joseph Chaldean Catholic Church in Baghdad’s Karada district

Condividi:
Altri Articoli
Remocontro