
«La tensione è sempre più alta in Irlanda del Nord, la pace non è mai parsa così in bilico negli anni recenti e nelle ultime 24 ore c’è stata un’escalation inquietante», avverte Antonello Guerrera su Repubblica. In una lettera al “Belfast Telegraph” al primo ministro britannico Boris Johnson, Boris Brexit, i leader delle milizie paramilitari protestanti unioniste Ulster Volunteer Force (Uvf) e Ulster Defence Association (Uda) hanno dichiarato che «non riconosceranno più gli storici accordi di Pace del Venerdì Santo del 1998, iniziando una campagna di “dissenso pacifico”». «Temporaneamente», per ora e per fortuna. «Perché, secondo queste frange radicali che si sentono legatissime a Londra, l’accordo di divorzio della Brexit spacca il Regno Unito e crea gravi disfunzioni doganali e commerciali tra Irlanda del Nord e Gran Bretagna».
Dogane pasticciate a parte, legate di fatto alla scelta di Londra di uscire dall’Unione europea, gli unionisti temono di essere abbandonati da Londra a se stessi, di rimanere isolati dal Regno, con lo spauracchio di una possibile riunificazione dell’Irlanda, magari con un referendum sull’isola come chiede da sempre Sinn Féin, l’ex braccio politico dei vecchi terroristi repubblicani dell’Ira. «Il problema è che le paure degli unionisti, non solo quelli radicali, non sono così infondate. Perché l’accordo firmato da Boris Johnson con l’Europa per divorziare dall’Ue e completare l’agognata Brexit di fatto spacca il Regno Unito in due, in quanto pone il confine doganale e commerciale delle due Irlanda dritto nel mar d’Irlanda: ossia tra Irlanda del Nord e Gran Bretagna».
Brexit voluta per uscire dell’Unione europea, ma nell’isola di Irlanda, la repubblica che nell’Ue rimane ben convinta? Ritorno a un confine interno e a tutto ciò che da esso è derivato? Incubo. E per preservare la fragile pace sull’isola ed evitare di rimettere un fatale confine tra l’Irlanda del Nord e quella repubblicana a sud, Johnson si è impegnato, in un accordo internazionale vincolante, a controllare tutte le merci, i beni, gli alimenti e gli animali che dalla Gran Bretagna vengono spedite verso Belfast. Di fatto, commercialmente l’Irlanda del Nord resta nell’Unione europea con merci e regole Ue, per almeno 4 anni. Poi deciderà il Parlamentino locale, lo ‘Stormont’, cosa a quel pezzo di Irlanda protestante e britannica, converrà di scegliere.
Guerrera ricorda che questo accordo che disunisce di netto il Regno, era stato proposto dall’Ue anche a Theresa May, predecessora di Johnson, la quale però lo rifiutò seccamente proprio per i rischi e le tensioni che avrebbe potuto scatenare in Irlanda del Nord.
«L’Europa letteralmente furiosa, per due motivi: il mercato unico europeo in Irlanda sarà così inquinato dagli arrivi di merci e beni senza filtri dalla Gran Bretagna, e poi Johnson ha violato un accordo internazionale controfirmato solo qualche mese fa».
L’Ue annuncia azioni legali contro Londra. E anche la Repubblica di Irlanda, che in genere fa sempre da ponte e paciere tra Uk e Ue, stavolta non ha esitato a criticare duramente Johnson:
«Purtroppo l’Ue oramai sa che di certe persone non si può fidare”, è stato il pesantissimo commento del ministro degli Esteri irlandese, Simon Coveney».
Johnson che si rende clamorosamente inaffidabile di fronte al mondo, a denunciare come la situazione in Irlanda del Nord sua potenzialmente esplosiva. Sei sette di mancati controlli commerciali tra Gran Bretagna e Belfast ad evitare gli scaffali vuoti da ingorgo ai porti di Belfast, Larne e altri. Faciloni prima, inattendibili dopo. «Tutto questo in uno scenario già incredibilmente teso. Perché nelle ultime settimane sono spuntate inquietanti scritte e graffiti sui muri di Belfast, Larne e Carrickfergus, pieni di minacce contro gli agenti doganieri che in Irlanda del Nord controllano le merci (sinora un numero minimo, sempre per il suddetto periodo di “grazia”) in arrivo dalla Gran Bretagna».
Tensioni e preoccupazioni. Le autorità nordirlandesi ed europee hanno ritirato il loro personale doganale per qualche giorno. E la prima ministra nordirlandese, Arlene Foster, leader del partito unionista Dup «sotto pressione da forze protestanti più radicali di lei, ha lanciato una petizione con oltre 150mila firme per stracciare letteralmente il protocollo sull’Irlanda del Nord contenuto nell’accordo Brexit». Persino Lord Trimble, premio Nobel per la Pace, si è schierato con lei. «Segno che la tensione sta fermentando non solo tra gli unionisti estremisti ma anche in ambienti più moderati».
«Chi è che aveva detto che la Brexit fosse finita il 31 dicembre scorso? Invece, è appena iniziata. E la pace in Irlanda del Nord potrebbe essere la sua prima vittima.