Orban alla vigilia della cacciata grida ai popolari europei «me ne vado!»
Parlamento Ue, il leader ungherese Orban annuncia il ritiro del suo partito dal gruppo Ppe. Fidesz, formazione quasi personale del premier, era già sospeso da due anni dal Partito popolare. Fidesz lascerà il gruppo all´Europarlamento dopo che gli stessi eurodeputati Ppe stavano modificando le nome statutarie per poterli espellere. Prima del ‘ti caccio’, il ‘me ne vado’, ma non cambia la sostanza dell’isolamento sempre più a destra della formazione politica cattolica ungherese. Europroblemi anche per la ‘conversione’ della Lega di Salvani dal sovranismo gridato ad un europeismo sospettabile. Contrarietà dei partiti popolari dei paesi del Nord ad una eventuale ammissione della ‘nuova Lega’, dopo l’addio dell’imbarazzante presenta autoritaria di Orban e della sua destra sempre più sovranista e antieuropea.
Orban sbatte la porta prima che lo chiudano fuori
Orbán e Fidesz, il partito di fatto personale che lui controlla senza rivali, hanno deciso di giocare d´anticipo battendo sul tempo il vertice europarlamentare del PPE e il suo capogruppo, Manfred Weber che stavano modificando le norme interne in modo da poter decidere provvedimenti disciplinari ed eventuali espulsioni con un voto a maggioranza semplice. La vigilia della cacciata dal gruppo era evidente. Quindi la furberia formale di Orban, su chi ha rotto prima un sempre più difficile fidanzamento. Rischio per l’autocrate di Budapest, che ora cadano anche le ultime prudenze ‘democristiane’, e che il Partito popolare europeo trasformi l’attuale ‘sospensione’ in cacciata, come chiesto da tempo e da molti.
Orban e il suo Partito Stato
Orbán ha annunciato la rottura politica su carta intestata al “primo ministro dell’Ungheria”, osserva Tarquini, su Repubblica. Non come capo partito eletto, ma modello Partito-Stato di infausta memoria. La vice segretario del partito, Katálin Novák definisce “antidemocratiche e inaccettabili” le ultime decisioni del PPE che modificano norme e regole del gruppo al Parlamento europeo, toglievano a Fidesz i numeri della copertura garantita sino ad oggi dalla destra governativa polacca.
Fidesz, dal popolare all’autoritario
La Fidesz (una sorta di Dc ungherese molto a destra), tornata al potere dall´aprile 2010 e rieletta come partito di maggioranza nel 2014 e nel 2018, ha riformato Costituzione e molte delle leggi ungheresi a sua immagine e convenienza. Secondo le critiche della Ue, Fidesz-Orban hanno occupato le istituzioni. Attualmente il partito è ‘membro sospeso’ del Ppe dal 2019: partecipa cioè alle attività del gruppo parlamentare (partecipava) e ai lavori nel Parlamento europeo, ma senza diritto di voto.
Politiche autoritarie incompatibili col Ppe
Le accuse del Ppe e per alcune parti della stessa Commissione europea a Fidesz o all’Ungheria:
le durissime limitazioni alla libertà d´espressione, all´indipendenza della magistratura,
alla libertà delle ONG,
oltre alla violazione di norme europee su appalti pubblici, sistematicamente assegnati ai ricchi oligarchi fedeli al premier, a cominciare dall´uomo piú ricco d´Ungheria, Lörinc Mészárós self-made man amico da sempre della famiglia del premier.
In Ungheria le elezioni politiche, salvo anticipi, si terranno nell´aprile dell´anno prossimo e i sondaggi raccontano di un testa a testa tra la Fidesz di Orbán e l´eterogenea coalizione delle opposizioni (Verdi europeisti, socialisti, ex ultradestra di Jóbbik e altre forze).
E già Orban bussa alla Meloni
Manco uscito/cacciato da una porta che già il premier ungherese bussa ad un’altra, trattativa con il gruppo dei Conservatori e riformisti – di cui Giorgia Meloni è presidente – col tesoretto dei suoi 12 eurodeputati. Se aderisse al gruppo dei Conservatori e riformisti (Ecr, 62 eurodeputati), Fidesz sarebbe la seconda delegazione dopo i polacchi del Pis (che sono 27). Orban punta a posizioni apicali nel gruppo, e la trattativa in corso è su questo. Salvini, neo europeista dagli interessi intrecciati, ribadisce “amicizia e vicinanza con il popolo ungherese”. Anche perché, la mossa anti-Orban del Ppe rende più difficile un’eventuale adesione dei leghisti alla famiglia Popolare.