
«L’uccisione a Goma, nella regione dei Grandi Laghi congolese, dell’Ambasciatore italiano Luca Attanasio e di un militare dell’Arma dei Carabinieri in forze alla missione Onu Monusco, riaccende i riflettori su una guerra civile strisciante che da oltre un quarto di secolo insanguina quella parte del mondo. Dalla morte del dittatore Mobutu nel 1997, infatti, quello che al tempo si chiamava Zaire, oggi Repubblica democratica del Congo, ha conosciuto un costante processo di scomposizione territoriale, favorito da interessi multinazionali ben precisi, e che si servono di interposte fazioni paramilitari per continuare imperturbati a fare i loro interessi di parte sulla pelle delle popolazioni locali».
Scoppiata nel 1996 nella Repubblica democratica del Congo per via di spinte secessioniste proprio nella regione di Goma, innescata dall’espansionismo del piccolo Ruanda degenerò ben presto in un conflitto interstatuale che ha visto coinvolti anche Uganda, Angola, Burundi, Zimbabwe e Namibia. Quattro, cinque milioni di morti e altrettanti rifugiati interni liquidati come diatribe inter-etniche.
Occhi coloniali delle multinazionali
«In realtà, come sempre, trasparivano chiaramente i forti interessi economici e geopolitici internazionali, in particolare quelli delle multinazionali legate al controllo delle materie prime tra cui, il coltan, la lega di colombite e tantalite adoperata per la fabbricazione di cellulari, computer portatili, fibre ottiche, strumentazioni per l’industria aerospaziale, data la sua caratteristica di superconduttore, e degli immancabili diamanti».
«Si può dire che tutto comincia dalla morte di Patrice Lumumba, il primo e ultimo leader congolese eletto democraticamente nel lontano 1960, e subito destituito con un colpo di stato, a guida statunitense e belga, dall’allora tenente colonnello Joseph Desiree Mobutu, poi divento il più longevo dittatore africano […]
«…a fronte della volontà popolare a sostegno della linea politica di Lumumba, intenzionato a ridistribuire ai congolesi almeno una parte dei proventi derivati dall’estrazione mineraria, gli appetiti attorno alle materie prime strategiche del tempo, in particolare il rame ed il cobalto, scatenarono una secessione nella zona sud, il Katanga che innescò una prima guerra civile in cui venne ucciso in un attentato aereo, preparato dai servizi segreti statunitensi e belgi, niente meno che l’allora Segretario generale dell’Onu Dag Hammarskjöld, in volo verso Kinshasa per coordinare l’intervento dei Caschi Blu in favore del Governo legittimo».
In quella grave crisi internazionale, l’11 novembre 1961 furono trucidati tredici aviatori italiani che facevano parte del contingente Onu.