
Pechino e la «diplomazia dei vaccini». L’analisi del prestigioso think tank Council on Foreign Relations: «il vaccino contro il Covid-19 è diventato uno strumento per aumentare l’influenza globale della Cina e imprimere una nuova direzione a questioni geopolitiche». E Luca Mele su Avvenire sottolinea come questa ‘diplomazia dei vaccini’ rappresenta per la Cina una duplice opportunità. «Riparare il danno di immagine legato all’origine del coronavirus e ai ritardi con cui è stata affrontata (in casa) e comunicata (al mondo) l’emergenza. Secondo: sfruttare commercialmente (e politicamente) l’arma della distribuzione dei vaccini».
Pechino ha puntato tutto sul fattore tempo forzando sui test di sicurezza per avere vaccini ‘facili’ da produrre, conservare e distribuire. «Con il presidente Xi Jinping che più volte ha dichiarato che il vaccino cinese sarà un ‘bene pubblico globale’», contrapposizione politicamente avanzata rispetto all’America First dell’allora presidente americano Donald Trump.
«I Paesi asiatici sono stati i primi a beneficiarne: Filippine, Malaysia, Cambogia, Laos, Myanmar e Vietnam, a cui Pechino ha promesso priorità nella distribuzione, e ancora Nepal e Sri Lanka. L’Indonesia si è aggiudicata due “commesse” dalla cinese Sinopharm, rispettivamente da 1,2 milioni di dosi e da 1,8 milioni. Da parte sua la Thailandia utilizzerà il vaccino prodotto da Sinovac: il primo lotto arriverà nel Paese entro il mese di aprile», il dettaglio di Luca Mele.
Pechino aveva promesso la priorità nella distribuzione del vaccino ai Paesi che si affacciano sul Mekong, rendendo trasparente l’interesse geopolitico cinese per tante generosità. Uno studio pubblicato a Singapore e rilanciato dall’agenzia Agi, collega la disponibilità di Pechino «all’ammorbidimento delle posizioni dei Paesi del sud-est asiatico sulle rivendicazioni di sovranità di Pechino sul Mar Cinese meridionale, che infiammano anche i rapporti tra Cina e Stati Uniti per l’influenza nella regione».
Ma Pechino punta a molti altri mercati. In Serbia sono già arrivati due lotti: a gennaio (un milione di dosi) e giovedì scorso (500mila dosi). E circa centomila dosi in prona gratis alla Guinea Equatoriale.
«Pechino sa di poter contare su una serie di assi nella manica. E su alcuni vantaggi formidabili, anche sul suo principale competitore, gli Stati Uniti».
Come si legge sul report “Top Risks 2021” elaborato dall’Eurasia Group, «la Cina è pronta a superare gli Stati Uniti. Avendo in gran parte contenuto la pandemia all’interno dei confini del Paese, il potente apparato statale cinese sarà in grado di esportare vaccini più facilmente. E a differenza dei più sicuri vaccini disponibili negli Stati Uniti, quelli cinesi possono essere spostati in sicurezza a una temperatura relativamente calda, rendendoli attraenti per i Paesi a reddito medio e basso che non hanno infrastrutture della catena del freddo».
Gli Usa insomma “vendono” più sicurezza, la Cina più velocità. Ma il mondo non può più attendere.