Mario Draghi ti ama

Mario Draghi ti ama. Balla con tua madre al matrimonio di tua sorella. Quando il cantante ha una fastidiosa bronchite lui sale sul palco e canta con la band. Ti scrive cartoline dalle vacanze. Ti saluta col sorriso se ti incontra davanti all’ascensore. Non ti racconta pettegolezzi. Impeccabile, raccoglie le deiezioni del cane davanti alla tua abitazione.

Sullo stile di “Obama is your new bicycle”, potreste andare avanti a briglia sciolta. Come fosse un gioco di ruolo da fare sui divani buoni. Avendo sempre in mente che Mario Draghi ti ama.

Citando il grande Giovanni De Mauro, direttore de L’Internazionale e attento analista fuori dal coro delle cose che avvengono nel Paese:

Con “Supermario” “tutto è possibile”, “è un sogno diventato realtà“, “ha salvato l’Europa ora curerà l’Italia”, è un “gentleman affabile ma inafferrabile” con “un sorriso angelico” “strano perché normale”, infatti “ascolta e prende appunti” con una penna bic, viene fotografato mentre passeggia con la moglie al parco, fa benzina al distributore, veleggia su una barchetta al largo delle coste laziali, e poi gioca a basket, ha “corso per quattro volte” la maratona Roma-Ostia, ha un bracco ungherese a cui è molto affezionato, a scuola era “studioso ma non secchione”, ed è grazie a lui se “abbiamo qualcuno da indicare con orgoglio ai nostri figli come esempio, un capitano di cui fidarci nel mezzo di questa enorme tempesta” al punto che, pensate, perfino Obama quand’era presidente e aveva un problema “diceva ai suoi ‘Chiamate Mario’”.

E ancora. La moglie fa la spesa da sola al supermercato. Usa l’utilitaria, e la parcheggia dove la sosta non è vietata. Non sa chi sia Rocco, né Casalino, né Tanica, né l’altro. Ha tenuto i tecnici nei ministeri che contano quelli che sono come l’insalatina vicino alla bistecca li ha dati in beneficienza ai partiti inutili. Ha fatto risorgere dal niente Brunetta e la Gelmini. Ha restituito un ministero a Carfagna e alla Stefani. Quando dice Pd, si porta la manina alla bocca e dice sorry, temendo di aver pronunciato un acronimo blasfemo. Ha usato il pugno di ferro, con mano di velluto. Conosce l’articolo 92 della costituzione. Non guarda in faccia nessuno. Adora il silenzio. Parla inglese meglio del rignanese che lo definisce The Bast. Quando è solo nello studio canticchia le canzoni di Giovanni Lindo Ferretti dei tempi dei Cccp. And the Radio plays. Maledirai la Fininvest. Sono come tu mi vuoi.

La maggior parte di queste definizioni, tratte dal libro “Mario Draghi ti ama e la signora Cerbetti lo sa”, non sono inedite, essendo apparse in questi giorni, copiose, sui giornali decisamente a senso unico. La santificazione, nonostante i tempi oscuri, è in corso (anche se c’è un Santo Conte di Ritorno in queste ore, ma non sui giornaloni).

Tante ancora ne verranno e tante ne vedremo. Basta segnarsele. Verranno buone, dopo la transizione ecologica, passeggiando mano nella mano sul Ponte dello Stretto, alberato.   

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