
Per essere credibile sulla questione diritti umani con Russia e Cina, e agli occhi dell’opinione pubblica internazionale, Biden ha bisogno di fare qualche cosa di serio con i sauditi.
Biden ha congelato “temporaneamente” la vendita di armi e munizioni all’Arabia saudita e di caccia F35 agli Emirati, una componente del Patto di Abramo tra le monarchie del Golfo e Israele che aveva già preoccupato il premier Netanyahu, inquieto per l’integrità della “supremazia qualitativa” dell’apparato bellico ebraico in Medio Oriente.
Ma se la notizia – che limita le forniture belliche Usa a fallimentari protagonisti delle guerre per procura in Yemen e Libia – è davvero buona lo capiremo quando Avril Haines, direttrice dell’intelligence, declassificherà, come ha annunciato, una nota segreta della Cia sull’assassinio del giornalista saudita Jamal Khashoggi. Secondo la Cia l’ordine di farlo a pezzi facendo scomparire il cadavere, nell’ottobre 2018 a Istanbul, sarebbe arrivato direttamente dal principe ereditario Mohammed bin Salman.
Qual è il significato di questa decisione di Biden, che in campagna elettorale aveva mostrato scarsa simpatia verso Riad? Il più evidente è che vuole prendere le distanze dal sostegno di Trump alla criminale guerra saudita in Yemen. Riad era stata la prima meta all’estero dell’ex presidente e due settimane dopo la vittoria di Biden un vertice aveva riunito nel regno il principe Mohamed bin Salman, Netanyahu e il capo della diplomazia di Trump, Mike Pompeo. All’ordine del giorno c’era l’intenzione di Biden di rinegoziare con Teheran l’accordo del 2015 sul nucleare di Obama cancellato tre anni dopo da Trump.
Ma la mossa più importante sarà proprio la divulgazione del documenti della Cia sul principe saudita. Le conseguenze della pubblicazione sulle responsabilità del principe Mohammed bin Salman nell’assassinio Khashoggi sarebbero enormi. Finora l’ambiguità di Trump aveva favorito il principe, reintegrato nella vita internazionale dopo un periodo di freddezza, per altro assai breve. Non dimentichiamo che Susan Rice, ex consigliere di Obama e ora dell’amministrazione Biden, dalle pagine del New York Times aveva chiesto di privare Mohamed bin Salman (MBS) della carica di principe ereditario e dunque di futuro monarca saudita.
Tutti vogliono fare affari con i sauditi ma non con “questi” sauditi, se diventano di pubblico dominio le accuse della Cia. E’ curioso che proprio Renzi, accreditato come filo-Biden e che ha aperto la crisi di governo italiana in coincidenza con la sua ascesa alla Casa Bianca, abbia partecipato in questi giorni alla conferenza dal fondo sovrano saudita, il Saudi public investment Fund (Pif) guidato proprio da Mohammed bin Salman, colui che oltre a essere l’assassino di Khashoggi ha diretto lo sterminio dei civili in Yemen ed è coinvolto nelle persecuzioni di donne e oppositori del sistema assolutista saudita.
Il clamore per il caso Navalny sui media ha largamente superato il risultato più concreto del colloquio tra Biden e Putin: l’intesa per rinnovare l’accordo Start, che fissa i limiti alle testate nucleari, in scadenza il 5 febbraio.