Ad esibirsi nel saluto fascista proprio nel giorno delle Memoria, secondo le accuse e le immagini, sono stati Francesco Biamonti, candidato alle ultime elezioni regionali in Liguria con la Lega, Valeria Amadei, considerata vicina a Fratelli d’Italia, e l’indipendente di destra Mauro Siri.
Provocazione politica tale da imporre anche al governatore della Liguria, Giovanni Toti, a capo di una giunta di destra, una netta condanna di quanto accaduto:
«Quello che è accaduto a Cogoleto non è tollerabile e va condannato, senza se e senza ma».
Cogoleto è il comune più a ponente della provincia di Genova, quasi diecimila abitanti, un recente passato di inconsueta presenza industriale a bordo mare, e in casa una forza operaia e tradizione democratica antica e consolidata che resiste alla trasformazione economica e sociale del turismo della seconda casa. Sino all’offesa dei giorni scorsi. Una ferita dolorosa e ingiusta per tutta una comunità che, pur confrontandosi spesso anche duramente nelle diverse visioni della politica, aveva sempre mantenuto il limite trasversale della dignità e del rispetto. Il saluto romano nel giorno della Memoria ora negato dai protagonisti, travolti dalla marea di indignazione e di qualche prossimo conto politico da pagare, resta comunque una ferita aperta per l’intera comunità rispetto ad una notorietà nazionale diffamante.
Saluto romano ora negato (e per chi conosce certo bullismo politico di qualcuno dei protagonisti, i dubbi sono pochi), a ferire una storia di dialettica sempre forte ma sempre democratica che ha caratterizzato quell’aula consiliare intitolata a Sandro Pertini. E un passato anche personale in quell’aula consiliare dove, chi scrive, è stato per qualche anno a litigare con una controparte politica sempre di qualità e sempre rispettata. Nella Cogoleto che è stata offesa sono nati tutti i miei figli, ed è parte della mia vita più gioiosa. Il sogno di un improbabile ritorno. La Cogoleto della mia memoria è fatta di tanta bella gente e, in politica, di tanti galantuomini: democristiani, socialisti e comunisti del Pci di Enrico Berlinguer. Mio figlio si chiama Enrico, e non è nome a caso. Splendidi sindaci ed amministratori attenti. Non faccio nomi per evitare di dimenticarne qualcuno.
Lontano da Cogoleto ormai da più di 30 anni, per me l’attualità politica passa spesso attraverso i figli di chi mi era amico o mi era comunque noto, perché a Cogoleto tutti ci si conosceva. Ad esempio il sindaco che ha denunciato l’offesa in aula, è figlio di una persona, purtroppo scomparsa, che conoscevo bene e stimavo. Il papà Bruzzone era democristiano e il figlio lo scopro eletto nel Pd, e scopro anche che molta parte della Cogoleto moderata che conoscevo e con cui spesso discutevo-litigavo, di fronte a certo populismo rozzo ed aggressivo, ha scelto o di isolarsi o di organizzarsi contro. Un po’ ciò che sta iniziando a vedersi a livello nazionale nei confronti del salvinismo a provocazione continua, che, affievolita l’ondata populista posta di fronte al dramma vero della pandemia, riesce a far crescere solo il partito di Giorgia Meloni.
L’ex collega Giovanni Toti, giornalista di schieramento berlusconiano paracadutato in politica, i voti della Lega li ha inseguiti e per una parte della sua furberia politica quel partito ha quasi cooptato per arrivare a farsi eleggere e confermare governatore della Regione Liguria. Ma Toti, persona accorta anche nelle convenienze della politica, l’episodio di bullismo avanguardista di Cogoleto lo ha subito condannato. I conti elettorali parlano chiaro: a Cogoleto il ‘fascioleghismo’ portato avanti da qualcuno, non solo offende (e vìola la legge), ma è anche perdente. Ora leggo dall’agenzia Ansa che la procura di Genova procederà contro i tre consiglieri del saluto romano, mentre la Lega si è limitata a sospendere il suo esponente ufficiale Biamonti, che pure aveva candidato nelle scorse elezioni regionali.
E torniamo da capo, all’offesa recata a tutta Cogoleto, che forse non avrà realmente dato i natali a Cristoforo Colombo, come qualcuno rivendica, ma certo non meritava la vergogna di tanta pubblicità per quello che appare un gesto che ferisce la storia certa di questa operosa cittadina con un passato di antifascismo e di lotta di liberazione pagato col sangue di molti. Alcuni di loro allora ancora protagonisti, erano stati cari e splendidi compagni e maestri di impegno della mia lontana Cogoleto, certamente anche loro offesi ovunque adesso riposino.
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