Capitol Hill 1856: senatore schiavista cerca di ammazzare l'abolizionista in aula. La violenza nella democrazia americana
Capitol Hill 1856: senatore schiavista cerca di ammazzare l’abolizionista in aula. La violenza nella democrazia americana

Se la storia è maestra, il mondo attuale sembra proprio una classe di asini che poco o nulla impara. Il 22 maggio 1856, nell’aula del Senato degli Stati Uniti, la Capitol Hill di quasi due secoli fa. Senza bisogno di in’invasione sollecitata da qualche presidente, favorita da complici politici e in divisa, e guidata da sciamani per fortuna più caricaturali che pericolosi, la violenza entra in aula con il senatore filo schiavista che cerca di uccidere l’avversario abolizionista a colpi di bastone. Cinque anni dopo iniziava la feroce guerra civile.

Congresso Usa 1850

Una brutale aggressione

Il 22 maggio 1856, nell’aula del Senato degli Stati Uniti a Washington DC, il senatore del Massachussets Charles Sumner fu aggredito a tradimento dal deputato della Carolina del Sud Preston Smith Brooks in modo particolarmente brutale. L’aggressore, che si era avvicinato alle spalle dell’aggredito mentre i presenti stavano lasciando l’aula a conclusione della seduta, accompagnato da un altro parlamentare che – come si disse in seguito – ‘gli guardava le spalle’ , colpì ripetutamente Sumner al capo e al torace con un bastone da passeggio, appesantito però da una vistosa impugnatura metallica. Sumner, colto del tutto alla sprovvista, subì i primi colpi senza reagire, ma – sanguinando già abbondantemente – trovò riparo sotto il tavolo. Non soddisfatto del risultato del primo assalto Brooks tentò allora di colpire Sumner già a terra con calci e tentando di spostare il tavolo che era tuttavia saldamente fissato al pavimento dell’aula. Solo l’intervento di altri parlamentari fermò la furia di Brooks, tale che aveva perfino spezzato il bastone, e Sumner fu trasportato fuori quasi incosciente per ricevere le prime cure. Dopo una lunga convalescenza Sumner riprese comunque il suo posto in Senato.

The Ku Klux Klan took over Pennsylvania Avenue

Charles Sumner, antischiavista convinto

Nato a Boston nel 1811, Sumner era cresciuto in una famiglia di sentimenti antischiavisti e antisegregazionisti: il padre infatti – suscitando enorme scandalo – sosteneva già all’epoca che la semplice abrogazione, se non fosse stata seguita da una piena integrazione sociale a partire dalla scuola, non avrebbe prodotto nulla di buono. In seguito Charles Sumner, a coloro i quali tacciavano di ‘utopia’ o radicalismo queste idee, rispondeva con semplicità che l’utopia di un’epoca diventava la realtà di quella successiva. Dopo una brillante laurea in giurisprudenza ad Harvard, Sumner si era recato in Europa per circa un paio d’anni, frequentando ambienti accademici e scientifici soprattutto in Francia. Tornato negli Stati Uniti dopo questa esperienza europea fondamentale nella sua formazione, abbracciò la carriera politica continuando a manifestare sentimenti antischiavisti e antisegregazionisti, ma svolgendo anche un ruolo altrettanto importante nella politica estera americana, soprattutto durante la guerra civile quando collaborò strettamente con Lincoln e il segretario di Stato Seward per impedire ingerenze europee a favore dei confederati che avrebbero protratto la guerra.

La guerra massacro

Smith Brooks schiavista e violento

Preston Smith Brooks era nato invece nel 1819 nella contea di Edgefileld, nella Carolina del Sud, da una famiglia di proprietari terrieri. Al contrario di Sumner non aveva frequentato un brillante ateneo ed anzi si era distinto come personalità piuttosto irrequieta e capace di gesti clamorosi, come minacciare con un’arma uno sceriffo che cercava semplicemente di mettere fine a una gazzarra in cui era coinvolto: nel 1840, nel corso di un duello con il futuro senatore del Texas e generale confederato Louis G. Wigfall per una disputa sorta durante una campagna elettorale, era stato ferito ad una gamba e costretto ad usare per questo il bastone che poi avrebbe impiegato contro Sumner. Il motivo scatenante dell’aggressione era stato un discorso infiammato contro la schiavitù tenuto da Sumner nell’aula del Senato pochi giorni prima, ma che – contenendo riferimenti personali nei confronti di un cugino dello stesso Brooks – era stato ritenuto particolarmente offensivo: nel discorso infatti i proprietari di schiavi erano paragonati agli sfruttatori della prostituzione.

I conti finale della storia

Condanne ed esaltazioni

Brook riuscì a lasciare il Senato indisturbato, ma in seguito fu arrestato e condannato a pagare una sanzione senza subire però alcuna detenzione. Il gesto fu comunque immediatamente condannato da numerosissimi uomini politici e altre personalità degli Stati Uniti tra le quali Charles Emerson. Non mancarono tuttavia anche sostenitori del gesto negli ambienti schiavisti e basti ricordare che, in omaggio all’aggressore, in Florida la cittadina di Pierceville cambiò nome in Brooksville diventando dopo la guerra una roccaforte del Ku Klux Klan e rimanendo per lungo tempo il luogo degli Stati Uniti caratterizzato dalla maggiore violenza razziale, ovvero incendi ad abitazioni di afro-americani, uccisioni o linciaggi. Prima del tentativo di rivolta di John Brown in Virginia nel 1859 la bastonatura di Sumner fu senza dubbio una tappa fondamentale del percorso verso l’inevitabile guerra civile.

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