
«Il governo olandese di Mark Rutte si dimette». Lo scrive sul suo sito il quotidiano Volkskrant. È l’epilogo di una crisi scoppiata in seguito a uno scandalo sui sussidi per l’infanzia. Troppa severità e per giunta ingiusta, che sembra essere un vizio che noi italiani in tempi di Ricovery found, abbiamo conosciuto bene. Noi abbiamo Renzi, Rutte ha Lodewijk Asscher, leader del Partito laburista. Dimissioni e crisi del governo Rutte III (noi forse verso il Conte III?).
La caduta del governo Rutte III non porta automaticamente a elezioni anticipate.
L’attuale compagine governativa potrebbe infatti continuare a restare in piedi per il disbrigo degli affari correnti sia per la crisi legata al coronavirus ma anche in considerazione del fatto che le elezioni legislative sono previste il prossimo 17 marzo
Il caso, riferisce la stampa locale, è nato dopo che i funzionari del fisco hanno accusato ingiustamente circa 20mila famiglie di frode, facendone indebitare molte per rimborsare le indennità per l’infanzia. Rutte, annunciando le dimissioni del governo, ha promesso un risarcimento alle famiglie coinvolte. «Deve essere organizzato un risarcimento economico per i genitori. Sarà introdotto un nuovo sistema di indennità».
Rutte appartiene al Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia ed è primo ministro dal 14 ottobre 2010. Con oltre dieci anni di premierato alle spalle, è il secondo leader europeo più longevo, dopo la tedesca Angela Merkel. Le dimissioni arrivano poco meno di un mese prima dello scioglimento del Parlamento per le elezioni generali in programma per il 17 marzo.
Qualcuno esagerando ricorda quando, «La scorsa estate Mark Rutte e Giuseppe Conte se le erano date di santa ragione, ai tempi della discussione sul Recovery Fund, per gestire quanto dare e a chi». Il Premier italiano era capofila dei Paesi colpiti dalla crisi che chiedevano aiuto all’UE. Mark Rutte, invece, era il capofila di quelli che, per varie ragioni non si fidavano degli italiani, ritratti come inaffidabili, e che pretendevano che i fondi del Recovery Fund venissero vincolati a un rigido piano di rientro.
Secondo la ricostruzione di Guardian i funzionari olandesi delle imposte avrebbero accusato ingiustamente migliaia di genitori di frode, ossia di non avere diritto ai bonus famiglia avuti per i loro figli. Le ragioni? Un timbro mancante, una firma poco leggibile, cose così. Non solo: i genitori, che secondo l’agenzia delle entrate olandese erano frodatori, dovevano rifondere quanto ricevuto negli anni precedenti, con il risultato che le gente, poi, si è indebitata, ha perso la casa, è caduta in miseria.