
Quintali di frutti di mare bloccati alla dogana francese, sandwich al prosciutto confiscati ai camionisti in transito in Olanda per puro dispetto, tariffe extra sulle banane provenienti dal Ghana e qualche buco negli scaffali della grande distruzione britannica, Irlanda del Nord prima fra tutte. Restano per il momento scongiurati gli ingorghi stradali in prossimità della Manica, ma giorno dopo giorno le conseguenze della Brexit – temporanee o meno che siano – affiorano sempre più evidenti nel Regno Unito, sotto forma d’intoppi di vario genere, tra ostacoli burocratici ancora da digerire, cambiamenti strutturali da organizzare meglio, e qualche dispetto incrociato, annota l’agenzia Ansa.
Lo aveva previsto e aveva preavvertito lo scompigliato Boris, il nostro attento Antonio Caprarica. https://www.remocontro.it/2020/12/23/e-boris-rimase-senza-insalata-lamara-ironia-di-antonio-caprarica-sulle-tragedie-virus-e-brexit-in-attesa-che-sia-borisexit/ Dalla vigilia all’attualità del divorzio avvenuto, i ritardi che stanno registrando un numero crescente di supermercati del Regno per la fornitura di alcuni alimenti d’importazione europea: secondo il Daily Mail, iniziano per esempio a scarseggiare frutta e verdura fresca. Difficoltà analoghe a quelle incontrate sulla trincea opposta dai commercianti nordirlandesi, con i prodotti provenienti dalla Gran Bretagna, e qui è l’altra faccia del divorzio.
Scacciata l’ipotesi del no deal, ma l’accordo raggiunto in extremis dal governo di Boris Johnson con Bruxelles non ha evitato le conseguenze, i disagi della Brexit nel Regno Unito sotto forma d’intoppi di vario genere. Difficoltà analoghe a quelle incontrate sulla trincea opposta dai commercianti nordirlandesi, con i prodotti provenienti dalla Gran Bretagna. Secondo l’accordo di divorzio, Belfast è rimasta infatti allineata agli standard sui beni Ue, per garantire il mantenimento del confine aperto con Dublino come stabilito dagli accordi di pace del 1998, e dunque le spedizioni dall’isola maggiore, vengono sottoposte a controlli e dichiarazioni amministrative anche nel transito interno al Regno Unito.
Dal primo gennaio Londra fuori dal mercato unico e dall’unione doganale e la nuova burocrazia da affrontare finisce inevitabilmente per rallentare la circolazione delle merci, come denuncia la Scottish Seafood Association, lamentando come alcuni carichi di frutti di mare scozzesi siano rimasti a lungo bloccati nel porto di Boulogne a causa di lunghe e minuziose ispezioni. E i frutti di mare non migliorano invecchiando. Un eccesso di zelo modello olandese che nei giorni scorsi hanno confiscato ad un camionista inglese persino alcuni panini al prosciutto. Invocando il fatto che alcuni prodotti freschi non possono più circolare liberamente dal Regno all’Unione, soprattutto quelli di origine animale o derivati del latte.