
Il 2 dicembre 1859, a Charles Town in Virginia, un uomo di circa una sessantina d’anni con una folta barba bianca, vestito completamente di nero, saliva i gradini del patibolo davanti a una grande folla radunata per assistere all’esecuzione. Esattamente un mese prima, riconosciuto colpevole di alto tradimento, era stato condannato a morte per impiccagione per aver assaltato il 17 ottobre un deposito di armi dell’esercito ad Harpers Ferry, paese di poche case alla confluenza di due fiumi, Potomac e Shenandoha, e vicino ai confini di tre importanti stati quali il Maryland, la Virginia Occidentale e quella Orientale. I fucili che intendeva sottrarre erano destinati ad armare gli schiavi della Virginia che avrebbero così suscitato una rivolta non solo per ottenere la propria liberazione, ma far cessare per sempre la schiavitù in tutti gli Stati Uniti. La botola si aprì alle 11.30 e dopo pochi minuti John Brown fu dichiarato morto. Si era così compiuta una tappa importante, forse quella determinante, lungo il percorso verso la guerra civile che avrebbe insanguinato il paese per quattro anni.
John Brown non era un semplice e sconosciuto abolizionista, né un pacifico idealista mosso da nobili e vaghi sentimenti, ma una figura di spicco del movimento che sosteneva apertamente la necessità di agire con tutti i mezzi, ivi compreso il ricorso alle armi. Da anni collaborava alla rete segreta denominata ‘Underground Railroad’ (ferrovia sotterranea) per far fuggire al Nord gli schiavi; dal 1850 guidava piccoli gruppi di abolizionisti coinvolti nei continui scontri tra bande armate che si verificavano in Kansas e Missouri (‘Bleeding Kansas’ per indicare una guerra di confine è ancora un’espressione di uso corrente) e nel 1856 era stato a capo di un gruppo responsabile della morte di cinque proprietari di schiavi a Pottawatomie (Kansas), azione condotta essenzialmente come rappresaglia dopo che lo sceriffo di Lawrence aveva incendiato in quella città la sede di due giornali abolizionisti. Brown inoltre, come molti altri capi rivoluzionari in circostanze analoghe, aveva anche commesso delle notevoli ingenuità: si era rivolto ad esempio a un mercenario inglese per organizzare la rivolta, ma, poiché non era stato raggiunto un accordo sulla cifra dell’ingaggio, l’inglese lo aveva poi denunciato rivelando tutti i suoi piani.
Il 16 ottobre 1859 John Brown aveva raggiunto Harpers Ferry occupando subito la stazione ferroviaria e isolandola dopo il taglio dei fili del telegrafo. La sorpresa sembrava riuscita, ma fu commessa però la dabbenaggine di lasciar passare un treno il cui conducente alla stazione successiva diede l’allarme che in breve raggiunse Baltimora e Washington. All’indomani soldati e volontari raccolti nei paesi circostanti circondarono l’arsenale e dopo tre giorni di assedio John Brown e i suoi furono costretti alla resa. Il processo iniziò il 27 ottobre con una chiara forzatura procedurale: l’attacco ad un’installazione militare era un reato federale, ma la corte chiamata a decidere fu invece quella ordinaria dello stato della Virginia. In tal modo si sarebbe evitato o almeno ostacolato un intervento federale o una eventuale domanda di grazia. Poiché la Virginia era uno stato cosiddetto ‘schiavista’, l’esito del processo poteva dirsi scontato. John Brown ovviamente non negò nulla, ma pesare furono soprattutto i precedenti dell’imputato. Tutto si risolse in una settimana di udienze e in meno di un’ora di camera di consiglio il 2 novembre. Nel mese successivo Brown rimase detenuto a Charles Town, ma poté intrattenere corrispondenza di ogni tipo e ricevette anche prima dell’esecuzione la visita della moglie.
A parte la vicenda in se, da alcuni particolari dell’episodio nacquero altre storie che divennero leggendarie. L’ufficiale che condusse le operazioni per la cattura di Brown fu Robert E. Lee, all’epoca colonnello, destinato a diventare il comandante in capo delle armate sudiste. Ad intimare per primo la resa agli uomini di Brown asserragliati nell’arsenale fu un tenente sconosciuto, James Stuart, che in seguito avrebbe comandato la cavalleria sudista in diverse battaglie. Responsabile del servizio d’ordine durante l’esecuzione fu infine un altro ufficiale che avrebbe aderito alla secessione: in mancanza di truppe regolari sul posto, fu infatti incaricato della sicurezza il comandante di un collegio militare che demandò a sua volta al maggiore Thomas Jackson il compito, quello stesso Jackson che avrebbe sconfitto i nordisti nella prima battaglia della guerra civile a Bull Run. Sebbene non tutti gli storici ritengano attendibile il fatto, tra la folla che assisté all’esecuzione si trovava anche un modesto attore, John Wilkes Booth, che la sera del 14 aprile 1865, nemmeno due settimane dopo la fine della guerra, avrebbe assassinato il presidente Lincoln in un teatro di Washington.