Madre

Madre di Dio e dei suoi figli
Madre dei padri e delle madri
Madre, o madre, o madre mia
L’anima mia si volge a te…

Risuona in me una litania, qualcosa che non so definire in altro modo che preghiera. Direi che è proprio una preghiera, con la sua dolcezza e sacralità, con la sua necessità. Un suono che prende parte. Agisce nel profondo e la cosa potrebbe spaventare se non fosse che, nel flusso magico delle parole che si ripetono, si sciolgono le ansie e accade il miracolo.

Già, il miracolo, quindi la meraviglia, l’accadimento che cambia prospettive. Non c’entra solo la chiesa, c’entra la spiritualità. C’entra quello che ognuno di noi ha dentro, c’entrano il cuore e il mistero che legano il nostro sangue alla terra e alla storia, agli antenati che parlano in noi, alle madri che hanno partorito altre madri e altri padri e che sono quello che siamo. 

La voce salmodiante di Giovanni Lindo Ferretti esalta la parola madre. Un coro di voci la fa risuonare con la sua magia di perfezione. Madre terra, madre di Dio, nostra madre, la madre che ci ha portati in grembo e partoriti. Madonne di ogni giorno e luogo, facce identiche a quelle raffigurate nei secoli dall’arte, di bellezza infinita e dolcezza: Madonne con bambino, dell’umiltà e del latte. Tradizione e legame con la terra e con la cultura che ci anima. 

Le troviamo nelle chiesette rurali, quelle dove pregavano i nostri padri e le nostre madri al lume di un cero; o nelle case di pietra, in campagna faticando, alzando gli occhi al cielo e invocando Maria, ave Maria gràtia plena, Dominus tecum. Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui  Jesus. Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus nunc et in hora mortis nostrae. 

In latino perché i nostri padri lavoravano la terra e conservavano il latino per pregare, conoscevano brani interi della Divina Commedia, avevano nelle loro case povere opere d’arte di valore inestimabile, perché valore culturale. Non avevano paura di pregare. E noi dovremmo ricominciare a farlo, a sentire sorgere la necessità di invocare la madre, continuare a chiamarla come da bambini. Per non perdere la speranza, per non continuare a ignorare chi siamo e da dove veniamo, nel viavai frenetico delle cose di ogni giorno. 

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