
Non inclusa nelle 2000 pagine di accordi ufficiali Londra Bruxelles, Spagna e Regno Unito trovano un accordo su Gibilterra il giorno prima dell’addio. Il governo spagnolo ha annunciato che la piccola exclave britannica che uscirà dall’Unione Europea, paradossalmente sarà sempre più legata alla Spagna. Gibilterra verrà infatti inclusa nell’area Schengen, e quindi in futuro non ci saranno più controlli alla frontiera con la Spagna.
Non è ancora chiaro quando l’accordo entrerà in vigore: probabilmente verrà incluso nel testo definitivo sull’accordo commerciale fra Regno Unito e Unione Europea che sarà discusso dal Consiglio dell’Unione Europea e dal Parlamento Europeo ai primi di gennaio (fino ad allora sarà in vigore una versione provvisoria del testo).
L’Italia conosce bene l’onere di quegli accordi firmati a Dublino secondo cui, la responsabilità di un ‘richiedente asilo’, profugo o migrante, ricade sul Paese di primo approdo. Ora la Gran Bretagna fuori Ue e senza accordi alternativi, non potrà più rimandare indietro i migranti provenienti dal continente. Pensare che Boris Johnson, vantava la Brexit come «una chance per cambiare le regole di Dublino». Tre mesi dopo, il migrante clandestino che Londra si troverà in casa, se lo tiene. Salvo accordi bilaterali con Italia, Francia, Spagna, Cipro e Grecia, decisamente difficili.
Nel pasticcio semi nascosto a cui di dovrà far fronte, il problema del ricongiungimento familiare dei minori non accompagnati, e il rimpatrio di cittadini di Paesi terzi privi di permesso di soggiorno. Accordi tentati ma rimasti sulla carta. tra le conseguenze dell’uscita, la perdita dei finanziamenti comunitari per l’integrazione e l’asilo, che dal 2014 al 2020 hanno portato in cassa ben 500 milioni di sterline.
«Fino all’11 ottobre scorso sono stati 7.100 i migranti arrivati dall’inizio dell’anno in Gran Bretagna dopo essere partiti dalle coste francesi», precisa Calo Lania sul manifesto. Numeri decisamente contenuti rispetto al ‘fronte Mediterraneo’ ma strumentalizzati politicamente in casa, con ipotesi di contrasto tra il pericoloso e il ridicolo. L’uso di reti per bloccare le eliche dei gommoni per poi farli rimorchiarli in Francia, o costringerli su vecchie navi ancorate al largo, o sopra piattaforme petrolifere in disuso.
Oppure di spedirli, come rivelato nelle scorse settimane dal Financial Times, sull’isola britannica di Ascension, nell’Atlantico, a distante 6.000 chilometri da Londra. Senza escludere la possibilità, rivelata questa volta dal Guardian, di creare dei centri di detenzione offshore sul modello australiano in Papua Nuova Guinea, Marocco o Moldava».
I titoli dei principali quotidiani riflettono un Paese spaccato in due.
La prima pagina del conservatore Daily Express mostra le bianche scogliere di Dover e un Union Jack con scritto “libertà”.
L’Independent, europeista e orientato a sinistra, è dubbioso. “Sganciati dall’amo o alla deriva?”