
Il Covid in America Latina non fa sconti rispetto al più ricco di dollari, contagi e morti su, nel nord dei ‘gringos’. 15 milioni di contagi e quasi 500mila morti la valutazione dell’Oms, ma i dati di certe autorità sanitarie nazionali non sono certo accurati. E’ stato il Messico, il quarto paese con più decessi al mondo, a dare il via alle vaccinazioni Pfizer la vigilia di Natale, assieme a Cile e Costa Rica. Oggi si comincia in Argentina, col vaccino russo Sputnik V. Ma nel Brasile dove le vittime crescono dei 5, 6 mila ogni settimana, ormai verso i 200 mila morti, il vaccino non c’è. «Secondo le ottimistiche parole del ministro della Salute Pazuello, nella migliore delle ipotesi le prime dosi arriveranno alla fine di gennaio e, nella peggiore, alla fine del mese successivo», denuncia Claudia Fanti sul Manifesto. Tra i 50 e i 60 mila morti in più.
«Del resto, Bolsonaro – unico presidente al mondo impegnato a sabotare la campagna di vaccinazione nel proprio paese – ha già chiarito di non ‘aver fretta di spendere’ i 20 miliardi di reais destinati all’acquisto dei vaccini, convinto che la pandemia stia ‘giungendo al termine’». Tra il criminale e il ridicolo: facendosi intervistare sul suo canale Youtube da suo figlio Eduardo -in pratica se la suola e se la canta-, il presidente ha ritenuto ingiustificata qualsiasi fretta, tanto più che, ha sostenuto, con la vaccinazione «vai a inoculare qualcosa dentro di te e il tuo sistema immunologico può reagire in maniera imprevista». Una nuova versione dell’ormai celebre «se diventi un alligatore è un problema tuo», a proposito degli eventuali effetti collaterali del vaccino Pfizer, di cui il gigante farmaceutico sarebbe «stato molto chiaro a non assumersi la responsabilità».
Contro la follia anti vaccino si è fatto sentire anche Lula, ricordando gli oltre 80 milioni di persone vaccinate contro l’influenza suina in appena 3 mesi nel 2010, «quando il Brasile aveva un governo che si prendeva cura delle persone». «E nessuno è diventato alligatore». Solo ora il governo brasiliano sta negoziando con la Pfizer, la quale aveva inviato già ad agosto a Pazuello una proposta di acquisto di milioni di dosi ma senza ottenere risposta. Ora il Brasile rischia di trovarsi a corto persino di siringhe (dopo aver ignorato per sei mesi un’offerta di acquisto da parte della Cina). Al momento, firmato un accordo solo con l’AstraZeneca, mentre sta andando in porto quello con la cinese Sinovac Biotech per il vaccino Coronavac, prodotto in collaborazione con l’Istituto Butantan di São Paulo, malgrado l’impegno di Bolsonaro a metterne in dubbio la sua efficacia.
Poco prima di Natale la Corte Suprema del Brasile aveva deciso che la vaccinazione contro il Covid-19 sarà obbligatoria in tutto il paese. Il capo della Camera dei Rappresentanti, Rodrigo Maia: «Mentre il Presidente nega il vaccino, migliaia di brasiliani vengono infettati e centinaia perdono la vita. Sta trattando una questione così seria in modo irresponsabile». Dall’opposizione la sottolineatura che il vaccino non è una protezione individuale ma collettiva. «Coloro che vengono vaccinati proteggono se stessi, i loro genitori, i loro figli, i loro colleghi, i loro coetanei». La Corte ha inoltre stabilito che sindaci e governatori possono importare direttamente vaccini nel caso in cui l’Agenzia nazionale di sorveglianza sanitaria (Anvisa) non approvi l’uso di marchi già registrati presso organismi di regolamentazione internazionali entro 72 ore.
I vaccini autorizzati da almeno una delle organizzazioni sanitarie citate per legge – dall’Unione Europea, dagli Stati Uniti, dal Giappone o dalla Cina – e commercialmente distribuiti nei rispettivi paesi possono essere acquistati dai gestori locali se il piano non viene rispettato.