Vaccino potenziale arma, primi assaggi di quasi guerra tra Serbia e Kosovo
Vaccino potenziale arma, assaggio di uso politico già tra Serbia e Kosovo

Il vaccino usato come propaganda, vedi la Gran Bretagna che lo adotta una settimana prima del resto d’Europa ad esibire il dubbio valore dell’azzardo Brexit, e la vaccinazioni dei leader e promuovere la vaccinazione volontaria e a contrastare lo squinternato mondo dei negazionisti e No vax. Infine la stupidità politica (Napoli-Campania) che fa diventare quel vaccino in diretta tv un privilegio da contestare.
Ma siamo appena all’assaggio del peggio da mettere in conto: il vaccino come arma. Già chi è ricco e lo può comprare, e chi no. Chi possiede il vaccino si difende dal virus, chi non lo ha, di Covid continuerà a morire.

Assaggio sull’uso politico del vaccino? Serbia-Kosovo

Della trovata di Boris Johnson abbiamo già detto, lui che anticipa il vacchino rispetto alla procedure di tutela sanitaria europea, e poi scopre che gli era cresciuto in casa una mutazione del Covid molto più contagiose e quindi pericolosa. Quarantena mondiale per la Gran Bretagna, e scopriamo persino che quel coronavirus da corsa -lo chiamano B.1.1.7- era stata scoperto già a settembre, ma nessuno aveva avvertito il mondo. Segretucci da paraculismo politico commerciale londinese a costo di vite umane anche oltre Manica. Da ricordarsene.

Serbia prima nei Balcani ed è subito sgarro

La Serbia è stato il primo Paese a ottenere vaccini nella regione balcanica ed il terzo ad utilizzarlo in Europa dopo Gran Bretagna e Svizzera, grazie a un contratto firmato in anticipo con Pfizer. E giovedì scorso al Torlak Institute for Virology di Belgrado, la prima ministra serba Ana Brnabić è stato il primo premier europeo a vaccinarsi contro il Covid-19. Peccato che dal febbraio 2008, Belgrado non riconosca l’indipendenza del Kosovo, che resterebbe inimmaginabile provincia serba, e le trattative con mediazione internazionale si trascinano tra opposte malafedi.

Il vaccino serbo a Kosovska Mitrovica

Vaccinazioni simbolo in questo inizio dicevamo all’inizio. E nei Balcani il vaccino entra praticamente in guerra. Vaccino serbo a difesa dei serbo kosovari del nord, oltre il fiume Ibar, che per gli irredentisti serbi che abitano la zona, resta l’ultima frontiera insuperabile. Provocazione certamente voluta e la reazione altrettanto scontata del governo kosovaro albanese da Pristina. «Se tale vaccino è arrivato in Kosovo attraverso vie illegali, le istituzioni di Pristina adotteranno le misure previste dalla legge nei riguardi delle persone coinvolte».

Vaccino di propaganda e provocazione

Il governo kosovaro, nei guai per elezioni anticipate imminenti e con l’ex presidente Thaçi al tribunale dell’Aja per crimini di guerra, contesta la mancata autorizzazione dei propri vertici sanitari e spara addirittura l’accusa di contrabbando di droga. Meglio di quanto potesse sperare il presidente serbo Vucic che,per essere sicuro delle reazioni di Pristina, aveva annunciato la vaccinazione per i serbi nel nord del Kosovo un giorno dopo l’inizio a Belgrado. Prima agli anziani di Leposavic, e poi a Mitrovica, i pezzi di Kosovo ancora in mano serba.

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