
Miliardi di dosi per proteggere la popolazione del Pianeta. Ammettendo di essere in grado di produrle in un tempo ragionevole, a quali costi? E chi non ha i soldi per pagare? Secondo Daniele Mastrogiacomo, Repubblica, «Le multinazionali che hanno messo a punto il siero che ci proteggerà dal Covid sono in grado di farlo. Almeno per il ceppo storico, al di là delle tante varianti che acquisterà nel tempo». Ma non tutti i Paesi potranno acquistarlo. Problema di prezzi e di povertà per un grosso pezzo di mondo.
Pfizer-BionTech, Moderna, Oxford-Astrazeneca, compreso il laboratorio russo che ha studiato e prodotto il viaccino Sputnik V, non sono benefattori. «Astrazeneca ha fatto sapere che il suo vaccino sarà venduto a un prezzo popolare nei Paesi in via di sviluppo, poco più di due dollari, ma gli altri, sia la Pfizer statunitense sia la russa Gamaleya hanno detto che non se ne parla».
189 Paesi si sono rivolti all’Organizzazione mondiale della sanità per chiedere aiuto. Il segretario generale, sin dal marzo scorso aveva assicurato che i vaccini sarebbero stati distribuiti in modo equo, e aveva promosso la creazione di un fondo, il ‘Covax’, per unire in un blocco solo i Paesi a medio e basso reddito, tanti e forti abbastanza per poter negoziare con i produttori di vaccini anche sui prezzi.
«Facile a dirsi, più complicato a farsi. Perché il Covid ha ucciso le economie del mondo, ha provocato crisi, cali di produzione, aumentato debiti, costretto i governi a prosciugare le riserve per sostenere chi ha perso il lavoro e le industrie con il fatturato ridotto all’osso». Il 4 giugno scorso è stata rilanciata l’Alleanza Mondiale per i vaccini e l’immunizzazione col sostegno di alcuni organismi finanziari internazionali, come la Banca Mondiale e il Fondo monetario internazionale, sorta nel 200o per altre vaccinazioni che non coprivano tutti i bisogni del mondo.
«La pandemia del 2020 rischia di creare una nuova forma di apartheid: da un lato i Paesi ricchi, feriti ma ancora in grado di risollevarsi; dall’altro quelli che avevano già poco e che ora non hanno più nulla». Noi occidentali ricchi che abbiamo già acquistato milioni di dosi a hanno aperto le campagne di vaccinazione, e gli altri che sono ancora alla ricerca di scorte ma già sanno che dovranno attendere. «Bene che vada inizieranno a vaccinare nei primi mesi del 2021. Solo una parte della popolazione, la più ricca, quella disposta a pagare».
Secondo l’Oms occorrono subito 4,3 miliardi di dollari per proteggere gli operatori sanitari impegnati a salvare vite negli ospedali, più esposti ai contagi. Briciole rispetto ai 23,8 miliardi che occorreranno nel 2021. Dei 189 Paesi che si sono rivolti al progetto Covax, 92 hanno redditi medi e bassi. E le dosi che riceveranno all’inizio del 2021 saranno fornite grazie all’aiuto di Paesi e fondazioni: «la Gran Bretagna ha stanziato 500 milioni di sterline, Usa e Russia si sono invece sfilate». Covax ha raggiunto un accordo con tre delle cinque multinazionali produttrici del vaccino, ma finora sono state coperte le spese solo per il 20 per cento della popolazione di ogni Paese richiedente.
Il panico che comincia a serpeggiare in molti Paesi provoca corse all’accaparramento e rigide selezioni che sconfinano con la xenofobia: «a restare fuori, spesso, sono i migranti, che non sono registrati regolarmente e a volte non hanno neanche i documenti di identità». Esempio classico dalla Colombia: «il presidente Iván Duque ha escluso dalla vaccinazione i 950mila venezuelani presenti da tre anni nel Paese». Impietosa logica numerica: «Sono state ordinate 40 milioni di dosi per 49,6 milioni di abitanti. I venezuelani possono aspettare».
Facile immaginare la sorte vaccini che aspetta milioni di ‘senza nulla’ in migliaia di campi profughi nascosti nel mondo.