
Domenica i partiti di opposizione ungheresi hanno concordato formalmente di esprimere un unico candidato per opporsi a Fidesz in ciascuno dei 106 distretti elettorali ungheresi con un’unica lista elettorale. Inoltre, i sei terranno le elezioni primarie per selezionare un candidato premier congiunto per correre contro Orban, che ha vinto tre elezioni consecutive e guida il paese dal 2010.
I sei partiti ‘alleati’ rappresentano aree politiche diverse e includono il liberale Momentum, quello dei Verdi, Dialogue, e persino il partito di desta Jobbik. I sei partiti in una nota congiunta hanno precisato che la loro alleanza non rappresenta una fusione ma che hanno scelto di mettere da parte le loro differenze nell’obiettivo primario di liberare il Paese dall’autoritarismo sempre più oppressivo di Orban despota.
«Il popolo ungherese ha la prima vera possibilità in dieci anni di scrollarsi di dosso il governo corrotto e disonesto di Fidesz», hanno riferito i partiti della coalizione che «esprime l’unità della nazione». E un sondaggio condotto a novembre da Publicus Research ha mostrato che i sei partiti complessivamente avevano un vantaggio di quattro punti su Fidesz, più del margine di errore del 3,1% del sondaggio. La stessa analisi rileva un calo del sostegno al partito al governo, 30%, sei punti in meno da agosto.
Un accordo simile ha funzionato già nel 2019, quando l’opposizione ha conquistato Budapest e dieci altre grandi città alle amministrative. Secondo l’istituto Median, Fidesz ha perso mezzo milioni di voti negli ultimi tempi come effetto del veto di Orban all’Ue e l’affare dell’ex eurodeputato Jozsef Szajer, arrestato a Bruxelles, mentre stava fuggendo da un festino di sesso gay, lui sostenitori estremista anti libertà sessuali in Patria.
Il fronte comune dei sei partiti, riferisce l’agenzia Ansa- intende lottare contro la corruzione del regime di Orban, contro il dirottamento dei fondi pubblici ed europei, ristabilire lo stato di diritto e la libertà della stampa, l’indipendenza della giustizia, riscrivere la Costituzione e la legge elettorale ingiusta in senso proporzionale, sostituendo il sistema misto, in vigore attualmente che assicura al Fidesz una maggioranza di due terzi col 40% dei voti.