
Proseguiranno anche oggi i negoziati sulla Brexit che faticano a uscire da una fase di stallo che sembra regolata da contrapposte impuntature, quando ben altre minacce incombono sulla testa di tutti noi. Il Parlamento europeo aveva indicato la scadenza del 20 dicembre per ricevere un testo di un eventuale accordo da approvare in tempo perché diventi operativo prima del 1° gennaio 2021.
Per il negoziatore ufficiale della Ue, Michel Barnier, ennesimo ‘momento cruciale’ nei negoziati. «Entrambi, Ue e Uk di fissare le proprie leggi e controllare le proprie acque territoriali». Ma Boris Johnson che non riesce e tirar fuori il Regno da Covid, intigna su Brexit e invita ancora una volta «la Ue a cambiare posizione per consentire di arrivare a un accordo e ad abbandonare le sue richieste irragionevoli».
Insomma, a una decina di giorni dall’addio definitivo della Gran Bretagna all’Unione, entrambe le parti chiedono all’altra di muoversi per assicurarsi un accordo e salvaguardare circa mille miliardi di euro di scambi commerciali dalla spada di Damocle di tariffe e quote da ricontrattare con tempi e modi e disagi infiniti. Con il dossier della pesca considerato lo scoglio principale, anche se non è l’unico.
Sgombri, sogliole, aringhe e gamberetti. A voler scherzare, anche se c’è poco da ridere, è questa la portata principale della maratona negoziale post-Brexit fra l’Unione europea ed il Regno. La pesca, principale scoglio dei colloqui, continua a tenere in ostaggio il futuro accordo di libero scambio fra Bruxelles e Londra ad una decina di giorni dall’uscita UK dal mercato unico e l’unione doganale europea.
Il negoziato tecnico di queste ore si è incagliato nelle acque agitate della Manica e del Mare del nord, ricche di pesce, che fanno gola ai Paesi costieri europei mentre Londra punta a ristabilire la sua sovranità anche lì. In questo braccio di ferro il Regno Unito punta a far rispettare i suoi diritti sovrani sulle sue acque sin dal primo giorno, garantendo alle sue flotte una quota molto maggiore del pescato.
Poi il capitolo del cosiddetto Level playing field – regole comuni a garanzia d’una concorrenza leale – non è ancora stato chiuso completamente, mentre sulla sembrerebbero avere trovato una quadra. Ma nell’Unione cresce il malumore per una trattativa incagliata sulla pesca, ed appare improbabile che si possa chiudere con un accordo che non accontenti tutti e 27 e che la lasci vinta a Londra.
Lo stallo negoziale comincia poi a mostrare i suoi primi effetti. Nel Kent, Inghilterra meridionale, ci sono code chilometriche di tir che attendono di arrivare all’eurotunnel per poi raggiungere il continente. Molte aziende stanno infatti accumulando merci per evitare interruzioni delle consegne attraverso la Manica, che potrebbero verificarsi al termine della transizione e in mancanza di un accordo.