
Fin dai tempi delle Crociate Venezia ebbe contatti con tutto il mondo allora conosciuto, anche se all’epoca si trattava principalmente del Mediterraneo e in particolare del Levante. Partivano dal porto cavalieri crociati, mercanti e pellegrini e vi arrivavano merci, ma spesso anche malattie contagiose che, a causa delle scarse condizioni igieniche, si diffondevano in maniera devastante. Nel XIV secolo, dopo la Grande peste, fu adottata una soluzione pratica, destinata ad essere poi imitata da molti altri. I viaggiatori e le merci provenienti da paesi dove infuriava l’epidemia erano prudentemente isolati prima di poter scendere a terra:.
Venezia, che era circondata da isole, luoghi scomodi da raggiungere e facilmente controllabili, impose un periodo di isolamento obbligatorio (la cosiddetta ‘quarantena’) istituendo nel 1403 il primo lazzaretto proprio in un’isola lontana dalla città. Ben presto la soluzione veneziana fu imitata da un’altra repubblica marinara: infatti Genova istituì il suo ospedale di isolamento nel 1467 cui seguì quello di Marsiglia nel 1476, anche se più esattamente si trattò della conversione di una struttura più antica che in precedenza aveva ospitato i lebbrosi. In tutto il Mediterraneo, accanto alle strutture commerciali dei porti, si svilupparono quindi luoghi di isolamento le cui tracce sono ancora presenti un po’ dappertutto.
Venezia non tenne a battesimo solo il lazzaretto in se, ma coniò anche l’espressione ‘quarantena’ per indicare il periodo di isolamento di sei settimane, termine ancora di uso corrente e utilizzato spesso anche in modo metaforico per indicare altre situazioni analoghe. L’origine della quarantena in realtà è remota: già nel Levitico, libro della Bibbia, si fa riferimento a procedure per tenere separati soggetti infetti da soggetti sani, almeno per un determinato periodo di tempo. Ippocrate a sua volta, nella descrizione del decorso della malattia e della sua fase acuta, descrive appunto un periodo di quaranta giorni e nel Medioevo diventa una sorta di prescrizione.
Adottata prima a Ragusa (l’attuale Dubrovnik) intorno alla metà del 1300, sull’altra sponda dell’Adriatico, la durata fu poi istituzionalizza a Venezia da dove si diffuse assieme al confinamento in luogo isolato. Fino a tutto il XIX secolo – ma anche più avanti – isolamento e quarantena costituirono in pratica i principali strumenti per limitare la diffusione di altre malattie come il colera, il tifo o la febbre gialla. Soprattutto per contrastare quest’ultima, che si era diffusa dal Centro America (e dunque dai possedimenti coloniali spagnoli) a partire dalla metà del XVIII secolo, in Spagna rimasero in vigore norme rigidissime sull’isolamento sanitario fino alle soglie del Novecento.
Nonostante i progressi della medicina, dell’igiene e della sanità pubblica, la ‘quarantena’ fu applicata in tempi recenti in un caso che oggi potrebbe sembrarci alquanto surreale: al rientro dalla missione Apollo 11 che aveva portato il primo uomo sulla Luna, i tre astronauti Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins, nel timore di un’ipotetica contaminazione, furono dapprima rinchiusi in una sorta di roulotte (Mobile Quarantine Facility) appositamente predisposta sulla portaerei “Hornet” e, rimanendo sempre all’interno del guscio di metallo, trasportati con la massima cautela direttamente a Houston in un’altra sofisticata struttura della Nasa.
Con il senno di poi il complicato trasporto si sarebbe rivelato inutile: ammesso e non concesso che dalla Luna fossero stati trasportatati letali germi o batteri, essi avrebbero preso contatto subito con l’atmosfera terrestre, nello stesso momento in cui fu aperto il portello della capsula di rientro. Per capire che il nostro satellite era invece un ambiente sterile e asettico ci sarebbero volute altre due costosissime missioni.
Prima che si conoscesse meglio il meccanismo di contagio dell’HIV (malattia che fu trattata in maniera assai simile alla peste, tra ignoranza e superstizione), si tornò a parlare di ‘quarantena’ e isolamento e se discusse ancora parlando di Sars ed Ebola. Oggi però dalla storia di alcune pagine lontane siamo passati alla cronaca.