Governo UK ai cittadini: se salta l’accordo con l’Europa, fate scorte di cibo

I negoziati sulle condizioni di uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea si stanno sviluppando verso il peggiore degli scenari, la cosiddetta Brexit no-deal, con la Gran Bretagna fuori dall’Unione europea senza accordo sui futuri rapporti tra Londra e Bruxelles. Ed oltre gli scenari macro economici da paura, il colpo immediato sarà nella tasca e sulla pancia dei sudditi di sua Maestà. La borsa della spesa oltre i rincari, la reperibilità stessa di alcuni cibi. Appello del governo Johnson alla grande distribuzione per creare scorte di prodotti alimentari «in condizioni di difficile approvvigionamento». I media locali riferiscono anche che «i ministri hanno chiesto ai fornitori di farmaci, dispositivi sanitari e vaccini di creare scorte per 6 settimane in luoghi sicuri sul suolo britannico».

Brexit ‘no deal’, paura pancia vuota

«Col no deal gli inglesi rischiano di mangiare ancora peggio», avverte Giulia Belardelli, ed è tutto dire. «Cibo meno fresco e più costoso: un problema alimentare, ma non solo. Rischia di far perdere al Regno Unito diversi punti di Pil», per andare dalla pancia alla tasca. E riprendiamo quanto detto nel sommario: per i britannici, il primo effetto pratico di una Brexit senza accordo commerciale con l’Ue sarà certamente una forte riduzione nella scelta alimentare, soprattutto per quanto riguarda i prodotti freschi, che arrivano ogni mattina sui suoi mercati dal continenti. Ma presto sulla Manica si sarà dogana, procedure lunghe se non concordate, e addio cibi freschi difficili da immagazzinare.

Dalla non frontiera a dazi e controlli moltiplicati per 27

Senza accordo, sappiamo, il Regno Unito dovrà commerciare col blocco dei 27 alla vecchia maniera pre Ue: controlli, quote e tariffe e tempi infiniti alle frontiere di mare e cielo. Secondo il Telegraph, molti supermercati stanno accumulando pasta, farina e prodotti in scatola per aumentare le forniture sugli scaffali dal primo gennaio, a seguito degli avvertimenti dei ministri del governo secondo cui le possibilità di un ‘no deal’ sono in aumento. «Riserve extra di alimenti non deperibili ed essenziali, come la carta igienica, vengono accumulate da negozi e fornitori per contrastare la minaccia di turbolenze nei porti della Manica allo scattare dell’ora X», il dettaglio di Giulia Belardelli.

Dieta e Borsa Nera, come in guerra

E scopriamo che la stampa britannica è ricca di scenari e guide su come sopravvivere dal primo gennaio 2021, nel caso di fumata nera. L’aumento dei prezzi di alcune merci è il dato scontato che produrrà ulteriore sofferenza popolare. Utile ricordare che circa il 30% del cibo consumato nel Regno Unito viene importato dall’Ue. Botta dura e rischio frigo vuoto soprattutto di generi come carni e formaggi, già tassati al 35% e presto impossibili.
«La National Farmers Union (NFU) ha avvertito che una Brexit senza accordo sarebbe “catastrofica” per l’agricoltura britannica, costando al settore 1,36 miliardi di sterline in prelievi extra», avverte l’Uffington Post.

Escalation borsa della spesa

Prezzo delle auto probabile +10%, ma puoi sempre scegliere un’auto di casa. Per alcuni prodotti per cui non hai alternative, la botta, secondo i calcoli del British Retail Consortium (BRC), potrebbe arrivare al più 50%. Dal ‘si salvi chi può, al mangi chi può’, e soprattutto cosa gli rimarrà da cosa poter mangiare. Non ci sono tariffe sulle spedizioni di elettricità o gas tra isola e continente, ma l’uscita dal mercato interno Ue dell’energia creerà certamente problemi di approvvigionamento che potrebbe incidere sui prezzi e presentare bollette più alte agli inglesi.

Dogane e frontiere trincea

Secondo gli scenari peggiori del governo britannico, potrebbero esserci file di 7.000 camion a Dover e due giorni di attesa per entrare in Francia. E viceversa. Un dossier riservato, ‘Yellowhammer’, trapelato da Whitehall, prevedeva nell’arco di tre mesi un crollo fino all’80% del flusso delle merci attraverso la Manica. Questo perché oltre la metà dei tir che solitamente viaggiano attraverso il confine non sarebbero pronti a superare i nuovi controlli alle frontiere.
Secondo Sky News, il governo ha speso 4 miliardi di sterline per limitare l’interruzione del commercio e dei viaggi, per consentire alle merci di fluire dopo la Brexit. Già assunti più di 900 agenti di frontiera e altri 1.100 entro marzo. La Confederazione dell’Industria britannica chiede ha un ‘periodo di grazia’. «Molte imprese e posti di lavoro sono in gioco in questi negoziati; ci appelliamo ai politici su entrambe le sponde della Manica affinché trovino la strada giusta».

Downing Street e Boris Pinocchio

«Abbiamo testato i nostri piani di gestione del traffico e siamo fiduciosi di avere gli strumenti per mitigare i disagi e le code al confine che inevitabilmente si verificheranno nelle prime settimane, man mano che i commercianti si adegueranno ai nuovi requisiti», affermano da governo. Ma i dubbi e le paure restano, perché, i ricercatori della London School of Economics, scrivono di ben 8 punti di Pil in ballo.
Anche la fornitura di medicinali potrebbe essere soggetta a interruzioni nei porti della Manica, anche se il governo assicura che il no deal non minerà la capacità del Paese di rispondere alla pandemia. «Inclusi alcuni voli non commerciali -tradotto, militari- per garantire che le dosi raggiungano il Regno Unito in sicurezza».

Guerra del merluzzo, per ½ punto di pil in più

Il capitolo pesca resta il nodo centrale che impedisce lo sblocco dei negoziati. Senza un accordo, i pescherecci non britannici perderebbero l’accesso alle acque del Regno Unito e viceversa. La Royal Navy si sta preparando a pattugliare le acque di pesca britanniche in caso di no deal. Ma la cosi detta ‘battaglia del pesce’, avverte Belardelli, rischia di rimbalzare sulle delle tariffe, con la rivalsa britannica verso l’Ue de replica in salsa francese.

Poi difesa, Nato compresa, e Borsa

Cooperazione in materia di sicurezza e condivisione dei dati, pensiamo all’antiterrorismo. Il Regno Unito perderebbe immediatamente l’accesso a database relativi a persone ricercate, impronte digitali, casellari giudiziari. E poi la Borsa, il va e vieni dei soldi. Secondo la banca d’affari americana Morgan Stanley, l’indice delle più grandi imprese della Borsa di Londra potrebbe scendere dal 6% al 10% senza un accordo commerciale con l’Ue. Mentre mancano poco più di due settimane alla fine del periodo transitorio e di questo dannato 2020.

«Sul lato britannico della Manica, del resto l’attesa si consuma già a colpi di junk food», cibi spazzatura.

Tags: Brexit no deal
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