L’Egitto di Al Sisi dopo Regeni e la Legion d’onore: forte aumento delle esecuzioni, denuncia Amnesty
L’Egitto di Al Sisi dopo Regeni e la Legion d’onore: forte aumento delle esecuzioni, denuncia Amnesty

Amnesty internazional già a inizio dicembre aveva denunciato l’aumento delle condanne a morte «particularly appalling due to systematic breaches of fair trials», rese particolarmente spaventose da processi iniqui. Condanne a morte politiche, è la sostanza dell’accusa.

La denuncia di Amnesty

«At least 15 of those executed had been sentenced to death in cases related to political violence following what Amnesty called unfair trials».
Almeno 15 delle persone giustiziate erano state condannate a morte per casi legati alla violenza politica, dopo quelli che Amnesty ha definito processi iniqui, con tribunali che spesso si affidano a confessioni «contaminate dalla tortura».
L’Egitto ha giustiziato 57 uomini e donne tra ottobre e novembre, quasi il doppio delle 32 persone mandate a morte nell’intero 2019.

Nessun prigioniero politico, dice Al Sisi

Il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi ha detto che non ci sono prigionieri politici in Egitto. Ma secondo l’Arab Network for Human Rights Information, un’organizzazione indipendente che documenta le violazioni dei diritti umani in Medio Oriente e Nord Africa, i tribunali egiziani hanno condannato a morte circa 3.000 persone dal 2014, quando el-Sisi è diventato presidente.
L’organizzazione non governativa britannica Reprieve ha aggiunto altri dati, scrive Guido Rampoldi sul suo blog. La maggior parte delle condanne è stata emessa in processi che vedevano alla sbarra almeno 15 imputati. Cinque processi sono terminati con oltre 75 condanne, 10 delle quali nei confronti di minorenni al momento del presunto reato.
Ciò è confrontato con meno di 800 condanne a morte nei sei anni precedenti, secondo Amnesty International.

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