
Il presidente americano uscente, dopo aver cancellato il bando federale sulla sospensione della pena di morte, ha avviato una sequenza di esecuzioni che si concluderà con la morte della prima donna in 70 anni, e avverrà -schiaffo voluto- qualche giorno prima dell’insediamento del suo successore, Joe Biden, notoriamente contrario alla pena di morte. E la scorsa notte l’America di Trump ha ucciso ancora: la vittima si chiamava Alfred Bourgeois e aveva 56 anni.
Anche Teheran, altra situazione di debolezza politica di un regime che accentua la ferocia della repressione, le esecuzioni delle condanne a morte sembrano accelerare, quasi una reazione ai colpi ricevuti dall’esterno con l’assassinio di esponenti della Repubblica islamica nel giro di pochi giorni e da parte di Stati Uniti e Israele. E l’Iran ha messo a morte l’ex leader dell’opposizione Ruhollah Zam, 47 anni, che aveva vissuto in esilio in Francia e partecipato a manifestazioni contro il regime.
«Il controrivoluzionario Zam è stato impiccato in mattinata», ha annunciato la televisione di Stato. Ruhollah Zam, che gestiva il sito di informazione Amadnews, era stato accusato di spionaggio a beneficio dei servizi di intelligence di «Usa, Francia, Israele e un Paese della regione» per far cadere la Repubblica Islamica. Zam era stato attivo durante le proteste in Iran fra il 2017 e al 2018. Viveva in Francia, ma era stato arrestato dalle forze di sicurezza iraniane durante una visita in Iraq nel 2019.
Sull’altro fronte, quello americano, è andata tristemente in scena la decima esecuzione federale da quando l’Amministrazione Trump ha interrotto la moratoria che durava da 17 anni. Alfred Bourgeois, 56enne, è stato ucciso con un’iniezione letale in Indiana. L’esecuzione all’indomani di quella di Brandon Bernard, un altro afroamericano di 40. Molti esponenti politici, tra i quali il reverendo Jesse Jackson, e del mondo dello spettacolo, avevano chiesto la grazia per Bernard di fronte a nuovi elementi a sua difesa.
È la prima volta in 130 anni che non vengono fermate le esecuzioni federali durante il periodo di transizione tra due presidenti, annota sempre Avvenire. Anzi in queste ultime settimane di presidenza Trump, il dipartimento di Giustizia ha accelerato il ritmo: oltre a queste due esecuzioni, da qui al 20 gennaio è previsto che vengano mandati a morte altri quattro condannati, tra i quali Lisa Montgomery. La sua esecuzione, il 12 gennaio, sarà la prima di una donna dal 1953.
Trump concluderà il suo mandato con il triste record del maggior numero di esecuzioni federali in una presidenza in oltre un secolo.
Nelle tensioni razziali in corso negli Stati Uniti, anche chi afferma che le sentenze capitali vengono inflitte in modo sproporzionato ad imputati di colore. Secondo il Death Penalty Information Center, da quando nel 1977è stata reinserita la pena di morte, quasi 300 afroamericani sono stati mandati a morte per l’omicidio di un bianco mentre solo 21 bianchi per l’omicidio di un afroamericano, prova –secondo il rapporto- di come la pena capitale sia stata usata come strumento di potere nei confronti degli afroamericani.
I pasdaran iraniani con le tecniche del Mossad: attirano la preda in un luogo, tendono la trappola e la catturano. Attirato con l’inganno in Iraq dove avrebbe voluto incontrare il grande Ayatollah al-Sistani, Ruhollah Zam è stato catturato in un’operazione dei corpi speciali al-Qods delle Guardie rivoluzionarie, e portato in Iran. Un processo sommario, la confessione estorta con la tortura e mandata in onda dalla tv di Stato della Repubblica islamica, la condanna a morte. Ruhollah Zam è finito sulla forca sabato mattina.