I macellai egiziani di Regeni come SS, torturatori vestiti da spie. Spie vere e resa dei conti

Turturatori che si nobilitano da spie, nazisti in divisa egiziana. Di solito, tra servizi segreti seri, i conti prima o poi si saldano, nel bene e nel male. Tutti ricordiamo l’ex spia russa Skripal del GRU militare sovietico, traditore a favore dei britannici, scoperto nel 2006 e avvelenato a Londra nel 2018. Memoria lunga (con qualche preoccupazione, speriamo, per quei quattro inquisiti dalla procura di Roma al Cairo).
Per fortuna, la infinita storia di spie e controspie (quelle vere, non i macellai di Regeni), ha anche vicende un po’ più ‘alte’ da raccontare, come fa con noi Giovanni Punzo. Ma ‘C’era una volta’, appunto. Una resa dei contri tra spie italiane ed austriache nella prima guerra mondiale. Roatta e Canaris ed è Olimpo rispetto alla spazzatura del dramma Regeni.

La questione austriaca tra le due guerre mondiali

Crollato l’impero dopo la Prima Guerra mondiale, l’Austria diventò una repubblica, ma ebbe vita tormentata da continue difficoltà economiche e politiche che talvolta sembrarono sfociare in una vera e propria guerra civile. Oltre alle difficoltà interne il piccolo paese era pressato dai vicini confinanti: a nord la Germania e ad est il regno di Yugoslavia e la Cecoslovacchia, alleate della Francia. La Germania dapprima tentò di estendere la propria influenza a sud e cominciò a parlare apertamente di annessione dopo l’ascesa al potere di Hitler, mentre – nel timore di una restaurazione asburgica – gli altri vicini mantenevano una continua pressione. Mussolini, sfruttando la debolezza politica del paese e temendo all’epoca un’espansione tedesca quanto un rafforzamento francese su Yugoslavia e Cecoslovacchia, riuscì ad esercitare una sorta di protettorato sull’Austria, ma le cose precipitarono nel luglio del 1934, quando – nel corso di un tentavo di colpo di stato da parte dei nazisti austriaci – fu assassinato il cancelliere Dollfuss, alleato e amico personale di Mussolini.

Timori italiani e cambio nei servizi

In Italia il fallito putsch provocò una forte apprensione – per non dire un incubo – al solo pensiero che la Germania potesse affacciarsi direttamente al Brennero. Dopo una prima energica reazione militare al confine, seguì una riorganizzazione dell’esercito e naturalmente anche dei servizi informativi che ampliarono le loro attività a Vienna in particolare e in tutta Germania. Una forte spinta al cambiamento in questa direzione venne soprattutto da un colonnello ancora poco conosciuto, ma che di li a poco avrebbe iniziato una brillante (e molto controversa) carriera: con estremo realismo e non senza una certa dose di spregiudicatezza Mario Roatta, posto al vertice del servizio, iniziò subito ad accordarsi con i colleghi francesi e yugoslavi per tenere sotto controllo le attività dell’intelligence tedesca, guidata al tempo da un autentico fuoriclasse dello spionaggio quale fu l’ammiraglio Wilhelm Canaris, figura leggendaria che durante la Prima Guerra mondiale era riuscito a ritornare in Germania nonostante fosse stato internato in Cile dopo la battaglia delle isole Falkland.

L’incidente di Stoccarda

Nonostante molti austriaci non gradissero affatto l’ipotesi di diventare cittadini del Reich, tuttavia nemmeno l’apprezzamento nei confronti degli italiani fu sempre unanime e ben presto cominciarono a giungere a Roma allarmanti rapporti su questo ambiguo atteggiamento: solo dopo l’Anschluss si scoprì infatti che proprio il capo del servizio austriaco nutriva segrete simpatie per il nazismo e probabilmente aveva sempre tenuto al corrente Berlino delle mosse italiane. Naturalmente neppure le attività italiane in Germania potevano essere completamente ignorate dai tedeschi, ed accadde che un ufficiale italiano, in missione a Stoccarda, fosse arrestato dal controspionaggio mentre cercava di acquisire documenti segreti tedeschi, ovvero letteralmente ‘con le mani nel sacco’. Si era trattato di una trappola ben congegnata, ma a rendere più grave e pericolosa la vicenda si aggiungeva il rischio che l’arrestato fosse condotto davanti ad un tribunale speciale che in caso di condanna non avrebbe esitato a pronunciare una sentenza capitale.

La contro mossa di Roatta

Con estrema rapidità, simulando in questo caso di voler passare ai tedeschi dati molto riservati, gli organi del controspionaggio italiano – su suggerimento di Roatta – organizzarono allora una serie di incontri in varie località della Svizzera e del Nord Italia e, a cadere nella rete italiana ‘con le mani nel sacco’, furono questa volta una dozzina di agenti tedeschi: in più, a favore degli italiani, risultò anche il coinvolgimento nelle attività spionistiche di un membro del corpo diplomatico tedesco, cosa che avrebbe provocato uno scandalo internazionale. Si svolse allora a Milano un colloquio diretto tra Roatta e Canaris: il primo offrì uno scambio e il secondo fece capire nessuno tra i tedeschi arrestati era alle sue dirette dipendenze, bensì a quelle della Gestapo o del partito nazista. Quattro giorni dopo Roatta ricevette una telefonata dalla stazione di Milano: appena sceso da un treno proveniente dalla Svizzera, il capitano R., l’arrestato di Stoccarda, lo informò personalmente della sua avvenuta liberazione e del suo rientro in Italia.

Condividi:
Altri Articoli
Remocontro