Brexit agli sgoccioli con la Manica che rischia di diventare oceano
Brexit agli sgoccioli con la Manica che rischia di diventare oceano

Verso il divorzio. Per il premier britannico «no deal» altamente probabile, ma Boris è bugiardo d’azzardo e bluffa spesso. Tra i punti dolenti la pesca: Londra pronta a schierare navi militari contro i pescherecci Ue in caso di non accordo.

Ultim’ora col rinvio incorporato

Sulla carta, ancora poche ore, per stabilire se la Gran uscirà definitivamente dalla Ue con un accordo di libero scambio, o sbattendo la porta con il caos attraverso la Manica, e tante altre brutte cose a danno reciproco. Ultima ora, forse. «La storia della Brexit ha già insegnato che le date e gli impegni sono flessibili», l’osservazione critica di Anna Maria Merlo sul Manifesto. L’Ue è pronta, in caso di accordo su un trattato di associazione che deve avere l’unanimità dei 27 e un voto del Parlamento europeo, e gli eurodeputati sono pronti a riunirsi anche tra Natale e Capodanno.

Se è bluff, rischio ultima puntata

La tensione cresce e la Ue che del Boris non si fida, ha già preparato una serie di misure contingenti –‘mal che vada’- per evitare l’embolia, il crack, la paralisi nei trasporti aerei e su camion. Poi ci saranno i problemi di lungo termine, anche se per un periodo che potrà durare 2 mesi potranno esserci ‘arrangiamenti settoriali transitori’ -le pezze-, in attesa di un futuro accordo. Per la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen -e lei non bluffa-, «la probabilità di un no deal è ormai più alta di quella di un deal». con Johnson in coro che vanta «una forte possibilità».

La colpa fu del rosso fiorellin…

Il premier britannico ha persino tentato di bypassare i negoziatori dell’Unione, cercando di trattare  direttamente con la cancelliera Merkel e il presidente Macron.  Anche nel passato, Londra ha cercato di dividere il fronte Ue.  Ma la Commissione ha dovuto richiamarlo a un po’ di educazione istituzionale, ricordandogli che Bruxelles negozia per tutti. Merkel ha ribadito la «non regressione» nelle condizioni di concorrenza, senza vantaggi competitivi con aiuti di stato. Libera la Gran Bretagna di decidere, ma l’Ue pronta a replicare con azioni protezionistiche simmetriche.

L’inciampo tra salmone e baccalà

Punti irrisolti gli stessi da mesi: come garantire un sistema di non concorrenza sleale. La regole e gli arbitri.  Ue propone la Corte di Giustizia europea, Londra non gradisce. Ma come da sempre accade nella storia, ogni guerra-scontro ha bisogno di una causa apparente più diretta e semplice. In questo caso la pesca, meno dell’1% del pil britannico, ma ormai è tifoseria da stadio. La possibilità per gli europei di pescare nelle acque inglesi, le quote di pesca, l’export verso la Ue. Negli anni passati abbiamo visto le immagini di battaglie, anche violente, tra pescatori tra le due sponde della Manica.

E Johnson cavalca e annuncia navi militari a pattugliare le acque territoriali e difenderle dai pescatori stranieri, decisione che la Scozia ha già respinto e che un ex ministro tory ha definito «indegna», «irresponsabile».

Sul terreno intanto è già intasamento

In Francia, sull’autostrada A16 verso Calais, da giorni code e ore di attesa per passare la Manica. Meno traghetti perché mancano i turisti, e meno navettes di Eurotunnel sotto la Manica. Contemporaneamente , i camion crescono: da 10-12mila a 16-18mila, perché gli inglesi fanno scorte temendo gli aumenti delle tariffe doganali dal 1° gennaio. Medicinali, componentistica auto, prodotti alimentari. La Gran Bretagna dipende dall’import di prodotti alimentari dalla Ue per circa il 50% di quello che consuma (valore, 33 miliardi di euro), e senza accordo commerciale, libero mercato.

Boris canguro, Wto all’australiana

«Accordo all’australiana», di cui parla Johnson, un ‘non accordo’, regole della Wto, l’Organizzazione del commercio, e le tariffe che salgono fino al 30, 40%, sottolinea Anna Maria Merlo. E non è il problema dello champagne, che costerà più caro, ma di verdura fresca, bacon, patate, persino di pesce (paradossalmente, le acque inglesi sono più pescose ma i britannici importano prodotti ittici). Le code di camion saranno dannose per i prodotti deperibili. È stato calcolato che la Brexit costerà alla Gran Bretagna 44 miliardi di euro e 2 punti di pil, ad aggiungersi al meno 11,2% dovuto al Covid.

Tags: accordo Brexit
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