Istruitevi, agitatevi e organizzatevi
Istruitevi, agitatevi e organizzatevi

Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza.

[Antonio Gramsci, sul primo numero di L’Ordine Nuovo, primo maggio 1919.] 

Il primo punto, senza il secondo e il terzo, non ha valore. Non basta studiare, occorre etica e spirito critico per tradurre, con entusiasmo e forza, in azione la nostra intelligenza. E nel contempo, senza il primo punto, gli altri due somigliano a qualcosa che vediamo in giro anche troppo spesso: iperattività organizzatissima e senza un fine.
Cioè la società del corto circuito di tutto, della fretta, della mancanza di cura a vantaggio dell’inganno della velocità di esecuzione. Delle battutine televisive fulminanti, appese al niente. Degli slogan a effetto.
Del costante citius, altius, fortius: più veloce, più in alto e più forte. Quando invece servirebbe per vivere meglio e pensare meglio, con spirito critico e sapienza: lentius, profundius, suavius, più lentamente, con meno superficialità, più dolcemente. Perché non c’è bisogno di tutta questa furia.

Dobbiamo imparare a progettare nel conflitto. A non temere, a non arretrare, a non spaventarci di fronte alla massa gigantesca di ingiustizie che mina il terreno delle nostre vite e ci impedisce di camminare, di aver coraggio. Ci richiede indifferenza e immobilità. Accettazione passiva. Resa incondizionata in cambio di piccole o grandi comodità.

Progettare nel conflitto, passo dopo passo. Nella rivoluzione delle piccole cose, senza far finta di niente, senza girarsi dall’altra parte facendo finta di discutere profondamente di inezie politiche e culturali.

Per poter gettare nella storia i nostri semi di cambiamento, senza aspettare di trovare online i fiori già pronti della rivoluzione. 

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