
Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza.
Il primo punto, senza il secondo e il terzo, non ha valore. Non basta studiare, occorre etica e spirito critico per tradurre, con entusiasmo e forza, in azione la nostra intelligenza. E nel contempo, senza il primo punto, gli altri due somigliano a qualcosa che vediamo in giro anche troppo spesso: iperattività organizzatissima e senza un fine.
Cioè la società del corto circuito di tutto, della fretta, della mancanza di cura a vantaggio dell’inganno della velocità di esecuzione. Delle battutine televisive fulminanti, appese al niente. Degli slogan a effetto.
Del costante citius, altius, fortius: più veloce, più in alto e più forte. Quando invece servirebbe per vivere meglio e pensare meglio, con spirito critico e sapienza: lentius, profundius, suavius, più lentamente, con meno superficialità, più dolcemente. Perché non c’è bisogno di tutta questa furia.
Dobbiamo imparare a progettare nel conflitto. A non temere, a non arretrare, a non spaventarci di fronte alla massa gigantesca di ingiustizie che mina il terreno delle nostre vite e ci impedisce di camminare, di aver coraggio. Ci richiede indifferenza e immobilità. Accettazione passiva. Resa incondizionata in cambio di piccole o grandi comodità.
Progettare nel conflitto, passo dopo passo. Nella rivoluzione delle piccole cose, senza far finta di niente, senza girarsi dall’altra parte facendo finta di discutere profondamente di inezie politiche e culturali.
Per poter gettare nella storia i nostri semi di cambiamento, senza aspettare di trovare online i fiori già pronti della rivoluzione.