
Da giorni l’Albania giovanile scende in piazza contro la violenza della polizia e contro il disagio sociale che il permanere della pandemia rense esplosivo. Causa scatenante, l’uccisione martedì notte nella capitale di Klodjan Rasha, 25 anni, colpevole di non essersi fermato all’alt degli agenti che stavano controllando il rispetto del coprifuoco per contenere i contagi. Secondo quanto è noto, versione stampa e della piazza, il poliziotto che avrebbe sparato (ora sospeso), credeva che il giovane fosse armato. Ma nessun’arma attorno, e molti dubbi.
E dopo 48 ore di proteste, sono arrivate le dimissioni del ministro dell’Interno, Sander Lleshaj, annunciate ieri dal premier Edi Rama. Il premier ha preso le difesa della Polizia considerando l’uccisione del giovane «un terribile incidente», ma per cui lo Stato chiede scusa e promette giustizia. Le dimissioni di Lleshaj non hanno però fermato le proteste, mosse da più fasti disagi e ragioni. Centinaia di manifestanti riuniti davanti alla sede del ministero dell’Interno, e gli inevitabili scontri con la polizia che ha risposto con gas lacrimogeni sulla folla e con gli idranti.
La procura di Tirana ha aperto un’indagine sulla vicenda e dopo la prima notte di proteste, la dimissioni del ministro e le scuse del Premier, ma tutto questo non è bastato a calmare la rabbia che ha evidentemente più faste ragioni rispetto al pur drammatico episodio. La polizia che prima tenta di insabbiare la verità (armato e soccorso, tutto falso) e poi, in piazza, reagisce con estrema durezza, non aiuta a calmare gli animi. Ed Alessandra Briganti, sul Manifesto, ne fa un primo bilancio: «decine i feriti, di cui alcuni in condizioni gravi, 69 arresti e 116 indagati con l’accusa di aver organizzato proteste non autorizzate e di aver arrecato danni a beni di proprietà pubblica».
Alle proteste hanno preso parte soprattutto i giovani delle periferie, certamente più svantaggiati nell’isolamento pandemia e diversi fattori accumulati nel tempo. «Una situazione economica già precaria, e il volto arrogante e aggressivo della polizia che arriva a uccidere un giovane di 25 anni ha fatto il resto. D’altronde non è la prima volta che le forze dell’ordine si scagliano contro i più deboli», sempre Briganti. «Giovani che sentono di non aver nulla da perdere». Ieri tutti a chiedere la dimissioni del capo della polizia (altro che ministro), con ben noti e pessimi precedenti.
Sempre Alessandra Bigati sottolinea il particolare significativo che a guidare le proteste apparentemente spontanee sia un giovane rapper, Arkimed Lushaj, meglio noto come Stresi, che ieri ha lanciato un ultimatum al capo della Polizia Ardi Veliu, già bersaglio di critiche per il pestaggio di un sedicenne da parte della polizia reo di aver violato le regole anti Covid. «Si dimetta o Tirana andrà a fuoco» ha avvertito il rapper, ricercato dalla polizia per aver organizzato le proteste. Dimissioni richieste a gran voce dalla piazza e che il premer Rama ha al momento escluso: «Inaccettabile ricatto della violenza», esattamente come quello dell’omicidio di un venticinquenne disarmato.