
Papa Francesco annuncia un viaggio storico: dal 5 all’8 marzo del 2021 in Iraq. Storico perché sarà il primo Papa a mettere piede nella terra di Abramo. Wojtyla voleva aprire lì il Grande Giubileo nel 1999 ma Saddam chiese di rinviare quel viaggio, e nessuno dei due ebbe altro tempo. Dopo vent’anni sarà probabilmente Papa Francesco a visitare Baghdad e la Piana di Ur, le terra di Abramo. Dalla vicina piana di Ninive, l’Isis nel 2017 cacciò da un giorno all’altro tutti i cristiani, ventimila famiglie, rubando o bruciando le loro case; uccidendo coloro che non volevano andarsene. Un esodo doloroso che solo negli ultimi tempi si sta superando con lento il ritorno delle famiglie cristiane nelle loro terre.
Il Papa missionario che vuole sottolineare le comuni origini da Abramo delle tre religioni monoteiste del Libro, ma dall’Iraq giungono segnali contradditori e preoccupanti. Li segnale il giornalista iracheno Zuhair al Jezairy, o su Internazionale. «Per la terza volta la città di Nassiriya, nel sud dell’Iraq, è diventata capitale delle manifestazioni antigovernative. La temperatura delle proteste ha raggiunto l’apice nella città, che si trova 360 km a sud di Baghdad, in seguito ai violenti scontri con i seguaci del leader religioso sciita Moqtada al Sadr». Nassiriya dove, nell’attentato alla base italiana in Iraq, 17 novembre 2003, persero la vita 19 italiani. Ora è partita politica prossimo parlamento iracheno.
Piazza Al Haboubi, il centro della protesta. Il religioso e capopopolo sciita Al Sadr che con i suoi 54 seggi in parlamento è già la formazione più numerosa, conta di arrivare a 100 sui 325 parlamentari totali, e di pesare in maniera decisiva sulla formazione del prossimo governo. Proteste e scontri dall’ottobre del 2019. In questi giorni, dopo la campagna di arresti avviata dal governo, trenta attivisti hanno lasciato le loro case e si sono dati alla clandestinità , incoraggiando i manifestanti a proseguire le proteste. «Gli osservatori più pessimisti si aspettano che da Nassiriya, la città più povera e più calda del paese, partirà la scintilla di una guerra civile tra sciiti».
E’ una visita che il Papa ha nel cuore da qualche tempo ma ad impedirlo è stata prima la questione della sicurezza difficile da garantire in quella terra, poi la pandemia che ha bloccato tutti i suoi spostamenti internazionali in questo 2020. E anche oggi il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, prudenzialmente precisa: “A suo tempo sarà pubblicato il programma del viaggio, che terrà conto dell’evoluzione dell’emergenza sanitaria mondiale”. E non solo di quello, aggiungerebbe il collega Zuhair al Jezairy. Ma per Papa Francesco resta centrale «l’importanza di preservare la presenza storica dei cristiani», scrive Avvenire.
In Iraq sotto Saddam, prima del 2003, anno dell’attacco Usa per le inesistenti armi di distruzione di massa, i cristiani erano circa 1-1,4 milioni. L’orrore della guerra e poi l’occupazione della Piana di Ninive da parte dell’allora Isis, li ha ridotti a circa 300-400mila. Recenti appelli di Baghdad al ritorno, per contribuire alla ricostruzione. Rimangono però ancora aperti i cantieri della pace, della sicurezza e della stabilità. La crisi economica, la disoccupazione, la corruzione e il dramma dei circa 1,7 milioni di sfollati interni mettono a dura prova i progetti di sviluppo. L’Unicef stima che oltre 4 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria, la metà sono bambini. In questo contesto in cui mancano ospedali e medicine, la pandemia da Covid-19 ha ucciso migliaia di persone.
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